In nome del rock italiano by Parisi & Romero | Page 15

una nave aliena a trasformarli, me li sono ritrovati pezzi di merda incapaci di capire chi hanno davanti. Ora. E incapaci di ricordare chi erano loro stessi. Ieri. Che tristezza infinita, da “Freedom for all” sono passati a “Feedom for me, only for me”: delinquenti!» Questa era la tipica telefonata tra John/Artemisio e suo padre. Lontano. Al di là dell’oceano. Al di là del tempo. Un tempo bello e rigoglioso. Quando John era un bimbo. Un tempo divenuto aspro da quando John aveva voluto avventurarsi in Europa. In Europa? Più precisamente tra Modena e Bologna che, pur propaggini dell'impero romano, non possono avere più l'appeal e i dadi di Giulio Cesare: oggi e in Italia, a dire a qualcuno che “il dado è tratto”, si rischierebbe di beccarsi una denuncia per gioco d'azzardo. Se poi ci si vuol far male sul serio e duramente, basterebbe insistere citando l'originale “Aleia iacta est”. E pagarne le conseguenze. I popolani direbbero minacciosi: «“Aleia iacta est”a chi? Ti spezzo le ossature creandoti fratture!» Conseguenza fisica con prognosi da definirsi. I più acculturati sugli usi, costumi e poliglossie varie, rischierebbero di meno. Ma metterebbero nei guai “ il tipo che parla strano”: penserebbero che provenga dalla Namibia o da qualche altra zona non ben conosciuta del pianeta Terra. Nella loro 15