In nome del rock italiano by Parisi & Romero | Page 11
«Ma come, non cambiamo le carte in tavola: l'hai
detto tu stesso che ti chiami John Lennon!» aveva
commentato il suo futuro capo mentre controllava la
ruota anteriore della sua bici da corsa.
«Be', sì. Ho detto che sono John Lennon, ma tu
devi intenderlo con la “a”: lo spelling è L-A-N-N-O-
N. E la “a” in inglese si pronuncia “e”. Quindi sono
John Lannon che si pronuncia…»
«Gion Lennon!» disse vittorioso il ciclista-capo.
«Esatto!» gli fece eco John-in-cerca-di-lavoro-
come-autista-di-rockstar.
«Ah, caro John Lennon, lo so bene che non sei
John Len… ma lo vedi: mi sto già imbrogliando. Mi
stavo rivolgendo a Lennon e non a Lannon! D'altra
parte, con 'sto cazzo d'inglese non si capisce mai
nulla: non per niente la mia canzone “Rewind” io la
pronuncio “Reuind”. Così non faccio errori. Anzi,
per semplificarla ancora potrei leggerla “Revind”.»
«Come sarebbe “Revind”?»
«Ma come i tedeschi, no?»
Non c'era scampo. Prima che la faccenda
peggiorasse, il ragazzo in cerca di occupazione disse
sconsolato:
«Va bene. Facciamo come vuoi tu. L’importante
che mi trovi un nome d’arte garbato.»
Il suo (forse) datore di lavoro lo guardò strano.
Probabilmente stava pensando che il nuovo autista
stesse pretendendo troppo. Ma si sbagliava. Il
cantante rilanciò:
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