In nome del rock italiano by Parisi & Romero | Page 10
bassa dello stivale. Uno stivale particolarmente
usurato e pieno di miasmi poco edulcorabili all’epoca.
Ma anche ora non scherza. Il Nuovo Mondo, quando
si accorse del gradito regalo – praticamente alla prima
occasione la valigia fu sbattuta in un vicolo dove
alcuni gatti notturni miagolavano in cerca di una lisca
– lo ringraziò alleggerendogli la vita. Iniziando a
togliere peso dal nome e cognome.
Suo nonno si chiamava Giovanni Lannoni.
Mutato poi in John Lannon. Prima e in Italia,
allevatore di capre e puzze di capre, poi e in America,
ristoratore con ‘nduia incorporata. Agli americani, il
bisnonno, spiegava che quel particolare alimento che
essi gradivano tanto, altro non era che un salume
calabrese di consistenza morbida e dal gusto
particolarmente piccante. Non capivano. Anche
perché Giovanni era riuscito a imparare solo quattro
parole in croce di americano. Non era un problema. I
clienti lo capivano quando le lacrime sgorgavano
copiose dopo ogni boccone.
Già, il suo bisnonno si chiamava proprio come
lui: John Lannon.
«Lo capisci, vero? Abbi pazienza. Non posso
dire “ehi tu, portami di qua o di là” a John Lennon.
Mi sentirei in imbarazzo.»
John, la prima volta che si incontrarono, aveva
provato a protestare civilmente:
«Ascolta. Io non sono John Lennon. Mi chiamo
John Lannon. E mi farebbe molto piacere essere alle
tue dipendenze.»
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