A chi piace il masterplan di renzi per il sud
il retroscena
di CLAUDIO D'AQUINO
Retroscena sul Masterplan per il Sud. Lo propone Giuseppe Salvaggiulo su La Stampa del 7 maggio scorso. Con il titolo “I dossier che smontano i patti del Sud: per il 70 per cento soldi stanziati da anni”…
La tesi, alle strette, è la seguente.
Renzi coi fondi per il Sud ci fa il gioco delle tre carte: “Emerge – scrive il retroscenista – che per una quota prevalente (tra il 71% e il 75%) si tratta di soldi già stanziati dai governi precedenti, non nuovi”. Insomma, Renzi “ha raccolto quel che già c’è, sia in termini finanziari che di progetti”. E ce lo ripropone come una minestra ribollita. Con l’aggiunta di pane raffermo, perché c’è anche il dubbio che in realtà Renzi scodelli sul tavolo dei Patti del Masterplan i fondi ordinari. Gli stessi che arrivano alla Lombardia “senza bisogno di firmare un patto con Maroni”
…
Renzi illusionista? Prestigiatore? Simulatore e baro?
Francamente la tesi non convince. Per due motivi fondamentali.
Primo. Dopo venti anni di silenzio sul Mezzogiorno – e gli ultimi sette che hanno visto le regioni meridionali in caduta verticale di pil e occupazione – stare lì a dividere il grano dal loglio (e cioè i finanziamenti ordinari da quelli europei o straordinari o aggiuntivi…) appare quasi una questione di lana caprina.
Il Sud invece è così da tanto abbandonato a una specie di inarrestabile deriva. Svimez ha parlato di “crescita inferiore a quella della Grecia, di allarme povertà, di sottosviluppo permanente”. E anche di desertificazione demografica. Insomma qui servono soldi. Maledetti e subito e possibilmente non pochi. L’ordine tassativo e agganciare in fretta il treno dello sviluppo. E quindi…. quindi Il problema del Sud al momento è spendere oggi quel che si può e si deve senza stare troppo a fare distinguo. Anche perché da svariati anni non facciamo che stigmatizzare il Sud per le risorse non impiegate, non investite e rendicontate, che rischiano di tornare a Bruxelles o di essere dirottate altrove, eccetera, eccetera.
Sia come sia, oggi si sbloccano alcuni miliardi per la Campania e per le altre regioni. Da dove provengono non importa più di tanto. Se si spendono: ecco ciò che fa una certa differenza con il passato recente.
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Ma c’è un’altra osservazione da evidenziare. L’articolo della Stampa è il frutto di una ricostruzione che poggia su
Fuor di metafora, la Malfa lo spiega così:
“La crisi dell’intervento straordinario e la crescita di peso delle Regioni, generalmente guidate da classi dirigenti improvvisate, ha portato a una progressiva riduzione degli investimenti ed a una crescita delle spese correnti…”.
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A mo’ di conclusione, che possiamo aggiungere? L’Italia è il Paese in cui di tanto in tanto si pensa d’aver trovato il bandolo della matassa. E invece la soluzione finisce per avvolgerci nelle spire più e peggio di prima. Le Regioni dovevano raccogliere il testimone dell’intervento straordinario trapiantandolo nei territori, con un’azione più diretta. Dovevano portare lo Stato centrale, di origine sabauda, più vicino ai cittadini.
Questo indirizzo è stato rilanciato più di recente dal federalismo. Una cura peggiore della malattia. Se adesso si prova a mettere un po’ di ordine, dall’alto, in questa babele, non possiamo pretendere il posto in prima fila. Perché l’abbonamento, ahinoi, è scaduto.
Presentato al San Carlo di l’annuale Report
su questo importante settore
P
determinazione a migliorare continuamente i servizi al cittadino, definendo obiettivi e proponendo soluzioni – spiega il Direttore Generale del San Carlo, Rocco Maglietta.
“La reumatologia lucana fa scuola da diversi anni e continuerà a farla; ne è testimonianza il recente conferimento al Prof. Olivieri dell’idoneità all’insegnamento universitario come professore ordinario di reumatologia. – continua Maglietta – La nostra ambizione oggi è quella di diventare un polo interregionale in grado di competere con le altre strutture sanitarie di eccellenza in Italia. A Governo e Regione chiediamo il supporto necessario per proseguire nello sviluppo territoriale del Dipartimento avviato con la Delibera della Giunta della Regione Basilicata n. 1789 del 29 Ottobre 2010 ed il sostegno per giungere all’auspicato riconoscimento nazionale di IRCCS”.
Il Dipartimento di Reumatologia, infatti, non si occupa solo di diagnosi e trattamento, ma è anche un esempio di eccellenza nel campo della ricerca, tanto da posizionarsi ai primi posti nella graduatoria nazionale, sebbene la produzione scientifica non sia un requisito richiesto alle strutture ospedaliere e l’attività non preveda alcun incentivo economico e professionale per gli specialisti che la portano avanti.
“A spingerci è la convinzione non solo che il mantenimento di un elevato profilo scientifico migliori la nostra preparazione, ma anche che si rifletta sul miglioramento dell’assistenza e della qualità della vita dei pazienti – ha commentato il Prof. Ignazio Olivieri – La ricerca e l’assistenza clinica vanno considerate come due facce della stessa medaglia: la ricerca d’eccellenza si traduce in cure d’avanguardia e migliore utilizzo delle sempre più limitate risorse del servizio sanitario per il massimo vantaggio di tutti. Un modo di intendere la ricerca condiviso dalla Regione che, alla fine del 2015, ha stanziato un contributo per consentire la nascita dell’IRCCS Reumatologico che ci permetterebbe di accedere a risorse economiche per attrezzature e personale.”
L’impegno degli specialisti, fuori dell’orario lavorativo, ha portato alla pubblicazione di 10 articoli su riviste scientifiche internazionali con Impact Factor.
“Tenendo conto delle difficoltà legate alla sospensione delle attività nell’ambulatorio di Pescopagano, possiamo dirci sicuramente soddisfatti dei risultati del 2015, in termini di assistenza e ricerca – ha commentato il Dott. Salvatore D’Angelo, Dirigente Medico U.O. Reumatologia AOR San Carlo – E’ auspicabile che, grazie all’atteso riconoscimento di IRCCS e alla riorganizzazione delle attività assistenziali nell’ambito dell’AOR San Carlo, nei prossimi anni la produzione scientifica possa aumentare assestandosi a livelli più consoni al potenziale del nostro Dipartimento.”