decina di miliardi per la Campania. E questo fa una certa differenza con il passato recente.
Ma c’è un’altra osservazione da evidenziare. E cioè che l’articolo della Stampa è il frutto di una ricostruzione che poggia su un dossier che “è in mano alle Regioni” e alle città metropolitane… Ma poi si scopre – verso la fine del pezzo - che i mal di pancia hanno due incubatori, con nomi e cognomi: Emiliano e de Magistris, i quali dei Patti che sono chiamati a firmare “vogliono discutere i contenuti e sollevano obiezioni”. I quali “non sono gli unici a mal sopportare, per esempio, che i soldi per il sud siano gestiti a Roma…”.
Ora sarebbe ben facile ricordare che l’uno e l’altro sono parte in causa ed hanno più di un dente avvelenato (il sindaco di Napoli in maniera piuttosto plateale, a dire il vero) e che tale circostanza fa decadere al grado zero la terzietà delle osservazioni che la Stampa riprende. Hanno più il valore di una sorda polemica che di una critica obiettiva.
Ma c’è poi un’altra considerazione da fare e riguarda le Regioni in generale. La avanzava Giorgio La Malfa sul Mattino del 9 maggio, ma in buona compagnia (Massimo Lo Cicero per esempio è sulla stessa linea da tempo). La tesi secondo cui la progressione dello sviluppo del Mezzogiorno, che si deve all’azione della Cassa del Mezzogiorno a partire dal 1952, si interrompe nel 1973, proprio ad opera delle Regioni sorte tre anni prima. Lasciamo parlare la Malfa, il quale ci rammenta che:
“La crisi dell’intervento straordinario e la crescita di peso delle Regioni, generalmente guidate da classi dirigenti improvvisate, ha portato auna progressiva riduzione degli investimenti ed a una crescita delle spese correnti…”
Più chiaro di così…
PS. Un altro articolo conviene riprendere, in conclusione, su questo tema ed è di Huffington Post. Anche questo è poco tenero nei giudizi su Matteo Renzi e il Sud, dove vede molta buona volontà, condita da “un filo di propaganda”. Eppure in un passaggio gli estensori della nota sono costretti ad ammetter.
“Bisogna dare atto al governo di aver giocato un’importante battaglia cercando di smaltire per intero quei fondi europei che troppo spesso abbiamo dovuto restituire al mittente”…
E’ un tasto sul quale Renzi non può che battere, perché per troppi anni i giornali – del Sud, del Nord e stranieri – non hanno fatto altro che ripeterlo: le Regioni meridionali buttano via i fondi europei...”. E chi è causa del suo male, non può che piangere se stesso.
Che Sud Che Fa
a chi ravvede, come fa ancora Bei, “tra quei milioni di elettori, dove la propaganda leghista fatica ancora a sfondare per antica diffidenza…” un bacino di consenso in cui renzi potrebbe “fare man bassa, visto lo stato comatoso del centrodestra”. Ecco perché il Sud torna al centro della contesa. E Napoli torna ad essere uno dei principali terreni di scontro politico.
Napoli, cioè Bagnoli. Svanito del tutto il Masterplan a cui stava lavorando Claudio De Vincenti, Renzi non se ne può giovare e quindi la sua “agenda setting” deve virare verso Bagnoli, metonimia di Napoli, a sua volta sineddoche del Mezzogiorno. “Bagnoli – scrive nella sua ultima enews il presidente Renzi – è un simbolo straordinario. Area bellissima, meravigliosa. Totalmente abbandonata da una politica incapace di decidere. Da una politica maestra nell’arte del rimpallo di responsabilità. Abbiamo deciso di decidere. E visto che il Comune non lo faceva, lo abbiamo fatto noi, nominando un Commissario.
La scalata del tema Bagnoli nella hit parade argomentativa di Renzi costringe De Magistris a rincorrerlo su quella china.
Per il sindaco era pronta un nuovo sacco di Napoli ad opera delle lobbies delle costruzioni. “Ci hanno detto di tutto – chiosa Renzi riferendosi al primo cittadino – accusandoci di interessi e mani sulla città. Poi quando hanno visto il progetto si sono dovuti fermare. Non c’è un solo centimetro cubo in più di quanto previsto dal Comune. Anzi ci sono meno case e meno spazi commerciali. C’è invece una sorpresa per gli addetti ai lavori, una sorpresa che tuttavia io ritengo un atto dovuto: eliminiamo la colmata”.
Il premier si sofferma anche a spiegare che cos’è. La colmata è una roba che da sola vale undici ecomostri.
“E’ il più grande scandalo ambientale di Bagnoli. Un milione di metri cubi di rifiuti lasciati a marcire per decenni. Ci vorranno 272 milioni di euro per ripulire le schifezze che sono state fatte nei 230 ettari di Bagnoli. Ma per noi è una priorità. E lo Stato c’è. Perché se riparte Bagnoli, riparte Napoli e riparte il Mezzogiorno”. Più chiaro di così…
L’operazione Bagnoli porterà risanamento ambientale e lavoro, anche dall’estero.
Il gioco, insomma, si è fatto improvvisamente duro. E De Magistris non si è potuto più tirare indietro. Ha trasformato le elezioni amministrative in una battaglia politica. Ed infatti è quello il piano su cui si colloca la sua polemica con Renzi. L’ex magistrato punta a coprire uno spazio che sta tra il Pd e il variegato mondo della sinistra antagonista, oggi in crisi di rappresentanza, succhiando un po’ di voti al Movimento 5 stelle e, dall’altro canto, incassando i consensi dall’area dei cosiddetti “neoborbonici”. Una strategia che gli esperti di calcio definirebbero come un “movimento senza palla teso ad aggredire gli spazi”, e che per altri versi è tra le opzioni tecniche anche di Michele Emiliano.
Ma anche Antonio Bassolino, uomo al quale va riconosciuto uno spiccatissimo senso tattico. Non sceglie, come De Magistris, il terreno dello scontro in campo aperto. Cosa che non fece nemmeno negli anni Novanta, quando poteva essere ispiratore di una nuova stagione della politica con il partito dei sindaci e invece si fermò a Eboli: scelse rapidamente di ripiegare i vessilli non appena partì da D’alema, allora presidente del Consiglio, una durissima reprimenda sui sindaci cacicchi… E fu premiato, divenendo ministro del Lavoro per una breve e d infausta stagione.
Ancora una volta, Bassolino potrebbe trarre il massimo profitto dalle difficoltà altrui. Di Valeria Valente che rischia di non arrivare al ballottaggio. Ma anche di Matteo Renzi, che rischia di perdere la battaglia di Napoli, nonostante il pacchetto Bagnoli. Il capo del governo non si può permettere una Napoli definitivamente “derenzizzata”. Dove il primo ministro politica venga accolto – a prescindere – con sassi e bottiglie di vetro. Ancora una volta Bassolino medita di poter ottenere il massimo nelle condizioni date. Ha perduto le primarie, ma affinché il PD vinca le “secondarie” di giugno, il suo apporto è indispensabile. C’è da scommettere che lo farà pesare non facendo sconto nemmeno sulla tara.