IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 9

Mentre camminavo per i corridoi del padiglione B ricevetti la prima delle incontentabili sorprese che mi avrebbe dato la relazione con Belicena Villca e la sua strana storia. Leggendo il mio nome sulla tessera di plastica appesa al taschino della mia giacca, disse: Dottor “Arturo Siegnagel”. Voi avete un nome magico: "orso dall'artiglio vittorioso". Lo sapevate? - Sospetto di sì, risposi, mentre traducevo mentalmente: Arturo, dal greco Arctos, significa "orso", Sieg vuol dire "Vittoria" in tedesco; e nagel, "artiglio" nella stessa lingua. - Quello che mi sorprende, aggiunsi, è che lo sappiate voi. Comprende il greco e il tedesco? - -Oh non è necessario dottore. Io vedo con il sangue. So. - Mi disse con un sorriso innocente. Si che è malata! Pensai scioccamente, credendo che alludeva alla teoria della reincarnazione come fanno gli spiritisti, clienti permanenti dei nostri padiglioni. Allora non potevo immaginare neanche lontanamente che un giorno avrei fatto sforzi inusitati per ricordare ognuna delle sue parole per analizzarle con grande rispetto. Capitolo V Non deve sorprendere che la polizia archiviò il caso al poco tempo di aver cominciato le investigazioni, poiché, dietro ogni passo che dava, invece di chiarirsi, tutto diventava più confuso, essendo ingiustificabile il depositare tanto sforzo in un crimine che, sembrava, a nessuno interessava risolvere. In primo luogo, perché Belicena Villca non aveva familiari conosciuti che reclamassero giustizia; però, principalmente, per il mistero che circondava il fatto: come entrò l'assassino nella cella ermeticamente chiusa? Perché usò una preziosa corda ingioiellata per uccidere un'alienata indifesa? E, la cosa più incomprensibile: quale poteva essere il movente del crimine, il motivo che rendesse intellegibili gli avvenimenti successi? Non c'era risposta per questi e altri interrogativi che sorgevano e, con il passare del tempo senza che si avanzasse di un solo palmo, il caso fu prudentemente chiuso dalla polizia. Dopo due mesi nessuno parlava del crimine nell'ospedale neuropsichiatrico e sono pochi quelli che alcuni mesi più tardi ricordavano la sfortunata Belicena Villca. La routine giornaliera, il lavoro faticoso, i problemi quotidiani e inevitabili, tutto contribuisce a che l'uomo mondano, sommerso nel divenire del suo Destino, diventi impermeabile al dolore altrui o a quei fenomeni che non affettano permanentemente la sua realtà concreta. Io non sono l'eccezione alla regola e, riferito a tutto quello lì raccontato, sicuramente avrei dimenticato l'orribile crimine sotto la pressione degli obblighi della carriera medica, le attenzioni del consultorio o le lezioni di antropologia americana che seguo come corso terziario della postlaurea.