IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Seite 83

La realtà del loro scarso numero obbligò i visigoti a tollerare la religione degli ispanico romani sebbene senza cedere un centimetro dalle loro convinzioni ariane. Tuttavia, nonostante la disperazione dei nazionalisti, l'universalità di un mondo che allora era cattolico e romano penetrò da tutti i lati ed alla fine dovettero accettare un'integrazione culturale che già era consumata di fatto. Nell'anno 589 il Re Recaredo si converte al cattolicesimo durante il III Concilio di Toledo concretizzando l'unificazione religiosa di tutti i popoli della Spagna. Essendo quello dei goti un popolo di Razza indogermanica, che si contavano tra gli ultimi che abbandonarono il Patto di Sangue, cioè, che erano tra quelli di Sangue più Pura della Terra, è facile concludere che la loro presenza nella penisola solo poteva portare beneficio alla Casa di Tharsis; inoltre quel passo dato da Recaredo avrebbe elevato, già senza ostacoli, i Signori di Tharsis alle più nobili dignità della Corte di Toledo: dal secolo VII i Signori di Turdes-Valter sarebbero stati Conti visigoti. L'unificazione politica della Spagna completata da suo padre, il Re Leovigildo, e l'unificazione religiosa portata a termine da Recaredo, lasciavano esposto un Nemico interno che fino ad allora, aveva prosperato con le differenze che separavano i due popoli. Si trattava dei membri del Popolo Eletto, da Jehovà Satanàs, i quali professavano verso i Gentili, cioè, verso quelli che non appartenevano al Popolo Eletto, un odio inestinguibile analogo a quello che i Golen sperimentano verso la Casa di Tharsis. Sebbene l'ultimo Cristianesimo, quello di Gesù Cristo, registrasse il chiaro origine dei suoi Libri Sacri, delle sue tradizioni, delle sue Sinagoghe, e dei suoi Rabbini, essi lo disprezzavano e giustificavano la sua esistenza come un male necessario, come la favola che avrebbe messo in evidenza la morale della Verità Ebraica. Il falso Cristianesimo cattolico sarebbe durato fino all'arrivo del Messia Ebreo, il vero Cristo, il quale si sarebbe seduto sul Trono del Mondo ed avrebbe sottomesso tutti i popoli della Terra alla Schiavitù degli Ebrei. Era questa una Profezia che si sarebbe compiuta inesorabilmente, esattamente come assicuravano nel Talmud innumerevoli Rabbini e Dottori della Legge. Credevano ciecamente che la Diaspora avesse per oggetto l’infiltrarsi tra i popoli Gentili come una sorta di preparazione mistica per il Futuro che sarebbe venuto, per la Restaurazione Universale del Tempio a Jehovà Satanàs e la Resurrezione della Casa di Israele, il vero Messia Ebreo: durante la dispersione, i Gentili avrebbero appreso chi sono gli ebrei, l'espressione del Dio Uno sulla Terra e gli ebrei avrebbero dimostrato ai Gentili qual è il Potere del Dio Uno. In tutta la Diaspora, in quel Sefarad di Spagna, gli ebrei, persuasi dal loro protagonismo messianico, si dedicavano a minare con qualunque mezzo le fondamenta sociali dei popoli Gentili; la religione, la morale, le istituzioni della nobiltà e della regalità, l'economia e tutte le basi legali, soffrivano attacchi sistematici da parte dei membri del Popolo Eletto. Già Recaredo dovette agire contro di loro dovuto all'evidenza del loro infaticabile lavoro di corruzione, però i successori di quel Re non operarono con la necessaria energia e permisero che gli ebrei proseguissero con i loro piani. Al Re Sisebuto, straordinario guerriero e geloso cristiano, che vinse successivamente i baschi, i cantabri, i vasconi, gli asturiani ed i greci bizantini, toccò correggere questa situazione: nell'aprile del 612 viene stipulata una legge che proibisce agli ebrei "la possessione di schiavi cristiani". Non vi deve scappare, dottor Siegnagel, la profonda ironia che implicava quella proibizione dal punto di vista teologico, tenendo in conto che le Profezie talmudiche annunciavano "La pronta schiavitù dei cristiani (o goim) ". Ovviamente, agli effetti giuridici, la legge fu