IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | 页面 82

La seconda questione, significa che, mentre la totalità della popolazione ispanico romana professava la religione cattolica, gli ospiti visigoti sostenevano la fede ariana. Di fatto, entrambi popoli erano Cristiani e ignoranti delle sottigliezze teologiche che i Sacerdoti stabilivano dogmaticamente. E in questo caso, la differenza che Ario aveva segnalato era di sotto di una sottigliezza estrema. I visigoti furono evangelizzati, quando ancora abitavano le coste del Mar Nero, dal Vescovo goto Wulfilas, sostenitore di Arrio, in seguito con l'avanzare verso Occidente, spinti dagli unni, avrebbero scoperto con soddisfazione che il loro Cristianesimo era differente da quello dei romani e si sarebbero afferrati tenacemente a questa differenza, a volte incomprensibile. Avrebbero agito così perché i goti possedevano, sviluppato ad un livello altissimo, l'orgoglio nazionale ed avevano bisogno di disporre di una differenza tangibile, un principio unificatore proprio, che evitasse loro di essere fagocitati culturalmente dall'Impero Romano: il significato della differenza in se stessa non aveva maggiore importanza; la cosa concreta sarebbe stata che l'arianesimo li avrebbe mantenuti separati religiosamente dalla popolazione romana nel momento in cui, unendosi fra loro, gli permetteva di conservare la Cultura gotica. E consisteva quella differenza con il dogma cattolico, che pochi comprendevano ma che i goti nazionalisti avrebbero difeso fino alla fine? Specificamente, si riferiva a una definizione sul problema della Divinità di Gesù Cristo. La posizione di Ario, nato in Libia ma iscritto alla diocesi di Antiochia, sorse come reazione contro la dottrina di Sabellio: esso aveva affermato che non esisteva distinzione essenziale tra le tre Persone della Trinità Cristiana; il Figlio e lo Spirito Santo in realtà erano manifestazioni del Padre sotto un altro Aspetto o prósopa: l'essenza del Dio Uno, al presentarsi con un Aspetto era il Padre, con un altro era il Figlio e con un altro lo Spirito Santo. Contro questo, Ario cominciò ad insegnare fin dal 318 che "solo il Dio Uno è eterno e incomunicabile: Gesù Cristo fu creato dal niente e pertanto non è eterno; è una creatura del Dio Uno e pertanto qualcosa di differente da Lui, qualcosa di non consustanziale con Lui". Sabellio non stabiliva nessuna distinzione tra le tre Persone della Trinità mentre Ario faceva differenza tra il Padre ed il Figlio, il quale già non era Dio né consustanziale con il Padre: entrambi sarebbero stati condannati come eretici dalla Dottrina Cattolica. Ed allora qual era la verità? Secondo quello che decise a Nicea, nel 325, un Concilio di 300 Vescovi, Gesù Cristo rispondeva alla formula consubstantialis Patri, cioè, era consustanziale con il Padre della sua stessa sostanza, Dio uguale a Lui. In modo che la differenza religiosa che separava i goti ed i romani versava sul complesso concetto della consustanzialità tra Dio ed il Verbo di Dio, differenza che l'ostinazione gotica non sarebbe riuscita a spiegare a meno che si consideri che con essa si stava preservando una Cultura, una tradizione, un modo di vita. Chissà che non si evidenzi nella sua reale dimensione il pericolo dell'immersione nella Cultura romana che denunciavano i nazionalisti goti se non si entra nella terza questione, quella della sproporzione numerica tra entrambi i popoli: perché i visigoti erano solamente 200.000; vale a dire che una comunità di 200.000 membri, recentemente arrivati, doveva dominare una popolazione nativa di 9 milioni di ispanico romani, esponenti di un alto grado di civiltà. Alla luce di certe cifre si capisce meglio la reticenza dei goti nel sopprimere le differenze religiose e giuridiche che li separavano dagli ispanico romani.