IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | 页面 84

regolata puntando agli schiavi concreti e così ordinava che "ad ogni ebreo che, dopo il 1 luglio del 612, fosse sorpreso in possesso di uno schiavo cristiano, sarebbe stata confiscata la metà dei suoi beni, mentre allo schiavo sarebbe stata concessa la libertà in qualità di cittadino romano". Riportò anche in vigore, con la stessa legge, una disposizione dei tempi di Alarico II che dichiarava l'esecuzione per gli ebrei che avessero convertito un Cristiano alla loro religione, incluso se si fosse trattato del figlio di un matrimonio misto. Morto Sisubeto, si riunisce nel 633 il IV Concilio di Toledo al quale assiste il Conte di Turdes nei panni di Vescovo locale. Si trattano diversi argomenti, come la successione reale, i casi di sedizione, le norme per le discipline ecclesiastiche, ecc., e in un luogo centrale si discute appassionatamente sul problema ebreo. Il Re Sisenando che presiede il Concilio, carente per completo delle doti strategiche e della Missione Iperborea di Sisebuto, è evidente che una fazione pro ebrea prenda la parola protestando per le misure decretate recentemente contro il Popolo Eletto. È qui che il Conte di Turdes Valter si scontra violentemente con il Vescovo Isidoro di Siviglia, che non possiede neanche lontanamente il Sangue Puro di Racaredo e Sisebuto, nonostante sia uno degli uomini meglio istruiti e più intelligenti di Spagna: la sua enciclopedia di 20 volumi "Etymologieae" è un'opera maestra per l'Epoca, oltre ad altri numerosi libri dedicati ai temi più diversi; scrisse anche un trattato di apologetica dal suggestivo titolo "De fide cathólica contra Iudeos”. Inoltre, Isidoro professava un'ammirazione senza limiti per la storia del Popolo Eletto e considerava l'Antico Testamento come la base teologica del Cristianesimo, esattamente come dimostra nel suo trattato di esegesi "Allegoriae quaedam Sacrae Scripturae" dove commenta i libri ebrei. Questo atteggiamento lo condusse alla contraddizione di sostenere da un lato la necessità di combattere il giudaismo e dall'altro di procurare la difesa degli ebrei, per evitare che su di essi si esercitasse "qualunque tipo di violenza". Nel corso del concilio, condotto da questa falsa "pietà cristiana", cerca di far fare marcia indietro alle leggi dei Re visigoti. Grazie all'intervento del Conte di Turdes Valter si approvano dieci norme sugli ebrei, ma senza il rigore della legge di Sisebuto: si proibisce agli ebrei, fra le altre cose, la pratica dell'usura, lo svolgimento di incarichi pubblici, i matrimoni misti, si ordina la dissoluzione dei matrimoni misti esistenti e si riafferma la proibizione di mantenere gli schiavi cristiani. Per valutare l'importanza delle risoluzioni prese bisogna solamente notare che i Concili di Toledo erano Sinodi Nazionali della Chiesa Cattolica: da lì la serietà di una delle norme, che stabiliva espressamente la pena di scomunica per i Vescovi ed il resto della gerarchia della Chiesa, così come ai nobili coinvolti con questa legge, nel caso che non avessero compiuto con esattezza e dedicazione le disposizioni sugli ebrei. Durante questo IV Concilio di Toledo, il Conte di Turdes Valter difese con ardore la causa denominata "della Cultura ispanico gotica", nel momento in cui la fazione a favore degli ebrei con alla testa il Vescovo Isidoro sembrava aver controllato il dibattito. La sua irruzione fu decisiva: parlò con tale eloquenza che riuscì a convincere la maggior parte dei Vescovi di prendere misure urgenti per contrastare il "pericolo ebreo". Rimasero tutti affascinati, specialmente i nobili visigoti, quando lo ascoltarono assicurare che "la Cultura ispanico gotica era la Più Antica della Terra", e che adesso questa inestimabile eredità "era minacciata da un popolo nemico dello Spirito, un popolo che