IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 7
La Sinarchia avrebbe sviluppato una strategia la cui esecuzione dovrebbe condurre alla
formazione di un Governo Mondiale che governerebbe su tutte le Nazioni della Terra. Le
differenze e contraddizioni che si avvertono fra le grandi organizzazioni menzionate
sarebbero di ordine tattico e puramente esteriori; nei vertici di potere tutte coinciderebbero
e gli sforzi generali sarebbero incamminati a compiere la Strategia sinarchica.
Nell'ideologia nazionalista è dogma, da più di un secolo, che La Sinarchia è stata fondata
dagli ebrei con la pretesa di assicurarsi il dominio del Mondo e dare così compimento alle
profezie emanate dalla Bibbia e ai comandamenti della Talmud. Per questo i nazionalisti
che sostengono queste idee solitamente odiano ardentemente gli ebrei.
Non mi sorprese, quindi, l'esclamazione anti semita dell'ufficiale Maidana; però,
comprendendo che si trattava di un'impressione affrettata, trattai di fargli comprendere che
attribuire un'origine ebrea alla corda omicida, solo perché le medaglie avevano la forma
della stella di David, era quantomeno avventuroso: in effetti, tale simbolo era usato anche
da altre religioni o sette come la Massoneria, la Teosofia, i Rosacroce, le Chiese Cristiane,
ecc...In più, gli dissi, c'erano il melograno e il quadrifoglio che costituivano una
combinazione strana; e le iscrizioni indecifrabili? E la corda fatta di capelli tinti? No. Non
sarebbe stato tanto facile qualificare l'insieme delle cose.
Anche se sembra incredibile, qualcosa mancava nella cella di Belicena Villca: la cartella
con tutti i suoi scritti. La polizia, al rendersi conto del suo contenuto e considerandolo
come assolutamente carente di valore, scartò immediatamente un possibile furto e si
rifiutò categoricamente di vincolarlo al movente del crimine: piuttosto, cercò di persuaderci
che la cartella avrebbe potuto finire nell'inceneritore dell'ospedale, sia per caso, sia come
rappresaglia di qualche infermiera infastidita per l'eccessiva gelosia con la quale la malata
la proteggeva.
Capitolo IV
Quello che si sapeva nell'ospedale su Belicena Villca. Arrivò nel dicembre dell'1978 in
un'ambulanza dell'esercito. Due robusti ufficiali la accompagnarono fino all'ufficio del
direttore e consegnarono allo stesso: una lettera del comandante del 230° reggimento
della cavalleria con base a Salta, colonnello Mario Pérez, insieme a una busta contenente
una documentazione e una cartella medica. Nella lettera, ci informò in seguito il dottor
Cortez, il colonnello sollecitava l'ingresso nell'ospedale di Belicena Villca "essa soffriva di
una malattia mentale adeguatamente comprovata dai medici militari che firmavano gli
studi aggiunti". La donna, oriunda della Provincia di Tucumán, aveva un unico figlio sparito
durante la grande repressione del 1977. Ignorando l'ubicazione di quest'ultimo,
apparentemente avendo la certezza che le autorità le negavano informazioni, cominciò a
muoversi risolutamente per le varie Province del Nord argentino e uscì anche dal paese,
viaggiando all'interno della Bolivia e del Perù. Questa condotta risultò sospettosa per i
servizi di intelligenza, i quali la sottoposero a un'intensa vigilanza e finalmente la
arrestarono.