IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 44

dal Sangue Molto Puro; in quanto ai pelasgici, il caso è abbastanza semplice. Quando gli Atlanti bianchi partirono, erano accompagnati massimamente dai pelasgici ai quali era stato assegnato l'incarico di trasportarli per mare verso l'Asia minore. Lì si separarono dagli Atlanti bianchi e decisero di rimanere nella zona, dando luogo con il tempo alla formazione di una numerosa confederazione di popoli. Successive invasioni li obbligarono in molte occasioni ad abbandonare i loro insediamenti, in più, visto che si erano trasformati in eccellenti naviganti, seppero uscire in buone condizioni da tutte quelle disavventure: tuttavia, quegli spostamenti li portarono nuovamente in direzione della penisola iberica; nel momento che avviene l'alleanza con i Lidi, secolo VIII A.C, altri gruppi di pelasgici occupano già l'Italia e la Gallia con il nome di etruschi, i tirreni, tusci, truschi, raseni, ecc. Il gruppo di Lidi convocato dai Signori di Tharsis, era ancora in Asia Minore e sopportava a quell'Epoca una terribile carenza di cibo; essi riconoscevano a causa delle tradizioni la vicina parentela che li univa agli iberici, però affermavano discendere dal "Re Mane", che non sarebbe altro che "Manù" l'Archetipo perfetto dell'animale-uomo, imposto nei loro Culti dai Sacerdoti del Patto Culturale. Una volta raggiunto l'accordo con gli ambasciatori del Re di Lidia, che includeva un consensuale intercambio di principesse, decine di barche pelasgiche iniziarono ad arrivare nei porti di Tharsis. Giungevano colme di terribili guerrieri, però trasportavano anche molte famiglie di coloni disposti a stabilirsi definitivamente tra quei parenti lontani, che avevano tanta fama per la loro ricchezza e prosperità. Questa pacifica invasione non entusiasmava troppo quelli del mio popolo, che però non potevano fare niente vista l'imminenza del "pericolo dei fenici". Pericolo che scomparve nel momento in cui essi avvertirono il cambio di situazione e calcolarono il costo che presupponeva adesso la conquista di Tharsis. Per questa volta i Golen furono burlati; però non avrebbero dimenticato la Spada Saggia, né i Signori di Tharsis, né la sentenza di sterminio che pesava su di loro. In quelle circostanze, l'alleanza con i pelasgi fu un successo da tutti i punti di vista. I Lidi si contavano tra i primi popoli del Patto di Sangue che avevano vinto il tabù del ferro e ne conoscevano il segreto della fusione e della forgiatura: a quei tempi, le spade di ferro erano l'arma più potente della Terra. Tuttavia, pur essendo notevoli commercianti, non vendevano mai un'arma di ferro, che erano prodotte solamente in quantità giusta per il suo uso. Fabbricavano, in cambio, un gran numero di armi di bronzo per la vendita o il baratto: di lì, il loro interesse nel mettere le radici a Tharsis, la cui vena di rame di prima qualità era conosciuta fin da tempi leggendari, quando gli Atlanti attraversavano il Mare Occidentale ed estraevano il rame con l'aiuto del Raggio di Poseidone. Il rame quasi non era stato sfruttato dai Signori di Tharsis, accecati dall'oro e dall'argento che compravano tutto. L'associazione con i lidi modificò essenzialmente questo criterio ed introdusse nel popolo un nuovo stile di vita: quello basato sulla produzione di oggetti culturali su grande scala destinati esclusivamente al commercio. Delle robuste e scoraggianti mura di pietra si innalzarono intorno all'antichissima cittadella di Tharsis, che i pelasgi chiamavano Tartesso e finì dando nome al luogo, con un Perimetro che comprendeva adesso un'area quattro o cinque volte superiore. La vecchia cittadella si era trasformata in un enorme mercato e sorgevano ogni giorno, nei nuovi spazi fortificati, fabbriche e laboratori. Tele, vestiti, scarpe, utensili, pentole, mobili, oggetti d'oro, argento, rame e bronzo, praticamente non esisteva mercanzia che non si potesse comprare a Tartesso: e salvo lo stagno, imprescindibile per l'industria del bronzo, che si