IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 39
sangue e si trasmetteva geneticamente agli eredi della Stirpe. Con il tempo, le tendenze
estreme si separarono e sorsero periodicamente Signori che erano puro Amore o puro
Valore vale a dire, grandi "Mistici" e grandi "Guerrieri". Fra i primi, c'erano coloro che
assicuravano che l'Antica Dea "si era installata nel loro cuore" e che la sua Fiamma "li
accendeva in un'estasi di Amore"; tra i secondi, c'erano quelli che, contrariamente,
affermavano che "Essa aveva Gelato loro il cuore", aveva infuso in esso tale Valore che
adesso erano duri tanto "quanto le rocce di Tharsis". Anche le Dame intervenivano in
questa selezione: esse sentivano il Fuoco del sangue come un Dio, che identificavano
come Beleno, "lo sposo di Belisana", in realtà questo Beleno, Dio del Fuoco che i greci
conoscevano come Apollo, l'Iperboreo, era un Archetipo igneo impiegato fin dai giorni di
Atlantide dal più potente degli Dei Liberatori come "vestito" per manifestarsi agli uomini: mi
riferisco al Grande Capo degli Spiriti Iperborei, Lucifer, "colui che sfida con il Potere della
Saggezza il Potere dell'Illusione del Dio Creatore", l'Inviato del Dio Inconoscibile,
l'autentico Kristos della Luce Increata.
Mancava, infatti, che dalla Stirpe dei Signori di Tharsis nascesse il germoglio che avrebbe
compiuto la missione familiare, colui che ricreasse nello Spirito il Fuoco degli Dei e lo
comprendesse con il Simbolo dell'origine. Vi anticipo, dottor Siegnagel, che ci furono
solamente due che ebbero questa possibilità ad un livello eminente: Lito di Tharsis, nel
secolo XVI, e mio figlio Noyo nell'attualità. Però, andiamo in questa direzione passo per
passo.
Sesto Giorno
I Golen
La serra Catochar fu sempre ricca d'oro e d'argento. Mentre il mio popolo era forte nella
penisola iberica, questa ricchezza permise ai Signori di Tharsis di vivere con grande
splendore. Il modo di vita strategico era stato dimenticato migliaia di anni prima di
acquisire i diritti di quel Feudo e non si "occupava" più la terra per praticare la coltivazione
magica: in quest'Epoca, si credeva nella proprietà della terra e nel potere dell'oro. I Signori
di Tharsis, con il loro oro e il loro argento, compravano ai contadini la metà del loro
raccolto: l'altra metà, meno il necessario per sussistere, corrispondeva come è logico ai
Signori di Tharsis per essere i "proprietari" della terra. E quello che avanzava di quelle
provviste, insieme all'oro ed all'argento che abbondavano, finiva nei porti di Huelva, che
allora si chiamava Onuba, per convertirsi nelle mercanzie delle specie più diverse.
I fenici, discendenti della Razza rossa di Atlantide, si contavano tra i popoli che aderirono
inizialmente al Patto Culturale. In passato erano stati nemici giurati degli iberici: solamente
100 anni prima che la mia famiglia arrivasse al Feudo di Tharsis, i Fenici mantenevano
occupata la cittadella di "Tarshish”, che era posizionata vicino alla confluenza dei fiumi
Tinto ed Odiel. Finalmente dopo una breve ma cruenta guerra, il mio popolo recuperò la
cittadella, anche se condizionata dal trattato di pace che permetteva il libero commercio
degli uomini Rossi. Da Tarshish fino ad Onuba, con piccoli trasporti fluviali o con
carovane, e da Onuba fino al Medio Oriente con barche di alto mare, i Fenici
monopolizzavano il traffico di mercanzie poiché la presenza di mercanti procedenti da altri
popoli era incomparabilmente minore. Senza giudicare qui l'impatto culturale che quel
transito commerciale causava nei costumi della mia gente, è certo che i Signori di Tharsis
governavano un paese tranquillo, che stava diventando famoso per la sua ricchezza e
prosperità.