IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 28
ma alla luminosità che invariabilmente essi possedevano rispetto al resto degli uomini. La
sostanziale Luce, in effetti, era la cosa più Divina, che fosse la luce interiore, visibile dagli
occhi dell'Anima o, la luce solare, che sosteneva la vita ed era percepita con i sensi del
corpo: e questa devozione mostrava, ulteriormente, il materialismo metafisico che
sostenevano gli Atlanti scuri. Secondo loro, nella misura in cui l'Anima evolveva e si
elevava in direzione del Dio Creatore, "aumentava la sua luce", cioè, aumentava la sua
idoneità per ricevere e dare luce, fino a convertirsi in luce pura: naturalmente questa luce
era una cosa creata da Dio, vale a dire, una cosa finita, il limite della perfezione
dell'Anima, limite che non sarebbe potuto essere superato senza contraddire i Piani di Dio,
senza cadere nell'eresia più abominevole. Gli Atlanti bianchi, contrariamente, affermavano
che nell'Origine, aldilà delle stelle, esisteva una Luce Increata che solo poteva essere
vista dallo Spirito: questa luce infinita era impercettibile per l'Anima. Eppure, anche se
invisibile, di fronte ad essa l'anima si sentiva come dinnanzi all'oscurità più impenetrabile,
un abisso infinito che la faceva precipitare in un terrore incontrollabile: questa cosa si
doveva al fatto che la Luce Increata dello Spirito trasmetteva al anima l'intuizione
sulla morte eterna nella quale essa, come tutte le cose create, avrebbe terminato la
sua esistenza al finale di un super "Grande Anno" di manifestazione del Dio
creatore, una "Mahamanvantara".
In conclusione questo " biancore" della Fratellanza alla quale appartenevano gli Atlanti
scuri non proveniva dal colore della pelle dei loro integranti ma dalla "luce" delle loro
Anime: la Fratellanza Bianca non era razziale ma religiosa. Le loro fila erano formate solo
di Sacerdoti Iniziati, i quali occupavano sempre una "posizione giusta" d'accordo con la
loro devozione e obbedienza agli Dei. Il sangue dei vivi era per loro di valore relativo: se
con la sua purezza si poteva mantenere unito un popolo nativo alleato, allora bisognava
conservarla; però, se la protezione del Culto richiedeva la mescolanza di sangue con un
altro popolo, allora poteva degradarsi senza problemi. Il Culto sarebbe stato l'asse
dell'esistenza del popolo nativo e tutto sarebbe stato subordinato in importanza adesso;
tutto, alla fine, doveva essere sacrificato per il Culto: in primo luogo il Sangue Puro dei
popoli alleati agli Atlanti bianchi. Era parte della missione, un'obbligazione del Patto
Culturale: il Sangue Puro sparso rallegrava gli Dei ed Essi ne reclamavano l'offerta. Per
questo i Sacerdoti Iniziati dovevano essere Sacrificatori del Sangue Puro, dovevano
sterminare i Guerrieri Saggi o distruggere la loro eredità genetica, dovevano neutralizzare
il Patto di Sangue.
Fin qui ho descritto le principali caratteristiche dei due Patti. Non posso evitare di
impiegare concetti oscuri e poco abituali però dovrà comprendere, stimato dottore, che mi
manca il tempo necessario per entrare in maggiori dettagli, però, prima di continuare con
la storia del mio popolo e della mia famiglia, farò un commentario sulle conseguenze che
le alleanze con gli Atlanti portarono ai popoli nativi.
Se in qualcosa eccelsero nella Storia le caste sacerdotali formate dagli Atlanti scuri, a
parte il fanatismo e la crudeltà, fu nell'arte dell’inganno. Fecero, letteralmente, qualunque
sacrificio se questo contribuiva alla preservazione del Culto: il compimento della missione,
quest'Alto Proposito che avrebbe soddisfatto la Volontà degli Dei, giustificava tutti i mezzi
impiegati e li convertì in maestri dell'inganno. E allora non deve meravigliare il fatto che
molte volte simulassero di essere Re, o si facessero scudo dietro Re e Nobili, se esso