IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 224
I Golen non sarebbero giunti a controllare Celestino V. E con il passare dei mesi, si
resero conto che la guerra tra la Francia e l'Inghilterra non solo rafforzava Filippo IV, ma
minacciava di paralizzare i piani della Fratellanza Bianca. Non c'era tempo per
sottigliezze: era urgente porre fine al Santo e mettere al suo posto un papa Golen, un
uomo capace di imporre a questo Re senza barba che osava sfidare le Potenze della
Materia: dal Trono di San Pietro, di cui Essi avevano esercitato il dominio quasi
ininterrottamente per settecento anni, avrebbero presentato a Filippo IV un’opposizione
che non si vedeva dai tempi di Enrico IV, Federico I e Federico II. Tuttavia, essi avevano il
coraggio di uccidere Celestino per l'impatto che tale circostanza poteva avere sul popolo
d'Italia, che era impressionato dalle virtù spirituali del Papa. Nacque così l'idea di
convincere il Santo che il suo Pontificato non si addiceva alla Chiesa, bisognosa di un
Papa che si prendesse cura di altre questioni importanti oltre a quelle religiose, come
quelle amministrative, legislative, legali e diplomatiche. Il portavoce di quest’idea, e chi
offriva assistenza legale per concretizzare la rinuncia, era il cardinale Benedetto Gaetani.
Quelle pressioni fecero dubitare Celestino, ma il consiglio di chi gli chiedeva di
rimanere nella sua posizione aveva più importanza, poiché la Chiesa richiedeva la Santità
della sua presenza. Dopo circa cinque mesi del suo regno, Benedetto Gaetani arriva a
compiere la bassezza di comprare il suo cameriere e far installare, dal piano superiore, un
tubo per trasportare la voce fino alla parte posteriore del Cristo dell'altare, in una Cappella
alla quale Celestino si recava ogni giorno per pregare: la voce che sorgeva da "Gesù"
diceva: "Celestino, scarica dalle tue spalle il feudo del papato, perché è un peso superiore
alla tua forza". In linea di principio, il Santo lo prese come un avvertimento del Cielo, ma
poi fu avvisato della beffa. Tuttavia, la festa di Natale si stava avvicinando e Celestino si
stava preparando per ritirarsi in un solitario monastero abruzzese per pregare in solitudine,
com’era sua abitudine da tutta la vita. Su consiglio del Re di Napoli, decide di nominare tre
Cardinali abilitati con ampi poteri ad agire per suo conto durante le quattro settimane di
assenza: fu allora che un cardinale Golen accusò il Papa di compiere un'azione illegale.
La Chiesa, disse, non poteva avere quattro mariti (sposi), la dignità papale non era
delegabile fino a quel punto. Ciò fece decidere il Santo a rinunciare, più disgustato dagli
intrighi che sviluppavano intorno a lui che dal peso degli argomenti avanzati.
Ma rinunciare all'investitura papale non equivale ad abdicare un’investitura reale.
Nel Diritto Canonico in vigore fino a quel momento, la possibilità era contemplata e non si
era mai presentato il caso dal momento in cui San Pietro nominò il suo successore San
Lino, nel I secolo. Invece, il Diritto Canonico affermava che l'investitura era per tutta la vita
poiché la sua accettazione aveva il carattere di un vincolo matrimoniale tra il Papa e la
Chiesa, che era dogmaticamente indissolubile. Per superare questa difficoltà
insormontabile, i Cardinali canonisti Bianchi e Gaetani si rivolsero a un ragionamento
logico infantile: il Diritto Canonico governa e formalizza la condotta dei Papi, ma al di
sopra del Diritto Canonico, c’è il Papa stesso, il Vicario di Gesù Cristo; a lui corrisponde
l'evidente diritto di modificare con la sua parola “infallibile” ogni legge e ogni dogma;