IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 150

dimenticato. Le sentinelle, en effetti, avvertirono che qualcosa di grave stava succedendo poiché un grido allucinante ruppe la continuità di quell'impressionate vibrazione; ma tale grido non proveniva non proveniva da fuori ma da dentro del bivacco e non consisteva in uno ma in una moltitudine di lamenti che avevano coinciso all'istante: l'instante in cui l'acqua del lago sotterraneo si trasmutò nel sangue dei Signori di Tharsis. Allora tutti i membri della Stirpe sperimentarono un calore ardente mille volte più potente del Fuoco Caldo della Passione Animale: e gridarono all'unisono. Ma nessuno sarebbe riuscito a soccorrerli giacché pochi minuti dopo sarebbero morti "nello stesso momento in cui l'acqua del lago si trasformò in pece nera". In questione di minuti cessò completamente il ronzio e un silenzio sepolcrale si impossessò della valle. E allora cominciò la pazzia per gli scarsi duecento sopravvissuti dell'esercito del Conte di Terseval: erano tutti almogaveri oriundi della regione di Braga, vale a dire, di Razza celta. Al principio lo spavento li aveva paralizzati, ma quei temibili guerrieri non erano propensi a fuggire in nessuna circostanza; l'alba, in cambio, li colse deliberando aggruppati nel centro dell'accampamento: secondo i costumi, di fronte all'assenza di Signori o Cavalieri, avrebbero eletto Comandante uno di loro. Tale carica cadde su un soggetto che era tanto coraggioso in guerra come poco intelligente fuori di essa, noto come Lugo di Braga. Quel comandate si sentiva veramente perplesso come il resto dei soldati per la mortalità improvvisa e, in seguito a un'ispezione di tutte le tende e i luoghi in cui erano morti i guerrieri, dedusse che la causa del male era una peste sconosciuta: i cadaveri, in effetti, non presentavano fino a quel momento nessun segnale che rivelasse che tipo di peste aveva causato la morte; ma cosa faceva pensare che si trattasse di una peste? Solo una peste, d'accordo al criterio dell'epoca, era capace di uccidere in questa maniera! Naturalmente, nel medioevo la peste era temuta come il peggior nemico, al di fuori di quelli che i Signori di Tharsis indicavano come tali e bisognava affrontare. I soldati sarebbero scappati allora, ma non lo fecero per la compromettente presenza di tanti Nobili morti; non potevano abbandonare impunemente il Conte di Terseval perché sarebbero stati perseguitati per tutta la Spagna; ma non potevano neanche trasportare un cadavere contaminato di peste; la cosa corretta, spiegò Lugo, era vincere il timore e dare sepoltura cristiana ai morti. Così, dominando la paura al contagio che li avvolgeva, i forti almogaveri allinearono gli ottocento cinquanta cadaveri che avrebbero sotterrato; pianificavano di scavare tre tipi di tombe: una fossa comune per gli almogaveri, un'altra uguale per gli abitanti della villa e tombe individuali per i Cavalieri. Erano totalmente compromessi con questo compito, a confezionare croci e a impaccare quello che conveniva riportare al quartier generale, quando qualcuno scoprì la liquefazione dei cadaveri e lancio il primo grido di terrore: pix picis! Pix picis! Vale a dire, la pece, la pece!