IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 145
L’Amato dall’Uno desiderava che questa volta la missione degli Immortali si approssimarsi
alla perfezione e per questo gli confidò, con un gesto straordinario, il Dorché, il Suo
Scettro Divino: con il quale, secondo quello che spiegavano con eccitazione gli Immortali,
tutto era possibile. Quello Scettro, il metallo è di Pietra, che formavano parte di un insieme
di strumenti che gli Dei Traditori fabbricarono per i Supremi Sacerdoti, quando milioni di
anni prima fondarono la Fraternità Bianca e si compromisero a lavorare per mantenere lo
Spirito Increato incatenato nell'animale uomo e a favorire l'evoluzione dell'Anima Creata.
Con il Dorchè la parola acquista il Potere della Parola e la voce diventa il Verbo; tutte le
cose create e nominate dall’Uno erano sensibili al Logos del detentore del Dorché; solo
l'increato, o trasmutato dallo Spirito, non era danneggiato dal Potere dello Scettro.
Ovviamente, il nome che gli Immortali davano allo strumento era un altro, però i francesi lo
traducevano come meglio potevano con la parola “Dorché”. Riassumendo, l’Anziano dei
Giorni voleva che non ci fossero errori nel nuovo tentativo degli Immortali per distruggere i
Signori di Tharsis che li avevano dotati di un’arma terribile: gli aveva trasferito il Suo
Potere.
Che avrebbero fatto di Immortali con il Dorché? Avrebbero procurato di disintegrare i
fondamenti della Stirpe agendo sul sangue, sul messaggio contenuto nel sangue. E per
questo avevano bisogno di una mostra di quel sangue, un rappresentante del lignaggio
maledetto dall’Uno: a contenere questa mostra sarebbero andati gli Immortali impersona
poiché, chiarirono, i Signori di Tharsis erano esseri terribili, i quali, i Templari non potevano
lontanamente sognare di fermare. Con grande sorpresa dei Golen, poiché il Monte
Candelaria distava vari kilometri da Aracena, manifestarono la loro intenzione di viaggiare
a piedi; ma lo stupore fu maiuscolo quando osservarono i seguenti dati di Bera e Birsa: si
fermarono uno di fronte all'altro, separati dalla distanza di cinque o sei passi e si
guardarono fissamente negli occhi senza battere le ciglia; allora cominciarono a
pronunciare in contrappunto una serie di parole in una lingua sconosciuta, alle quali
davano una particolare cadenza ritmica; un momento dopo, entrambi davano un
prodigioso salto che li elevava in cima delle Mura del Castello. Si trovavano allora nel
cortile delle armi e, sparati fuori, di quella delle mura e si persero nella notte. In Golen
corsero per le scale fino ai merli e aguzzarono la vista in direzione dell'orizzonte; e
osservarono sotto la luce della luna, a una enorme distanza, due punti che si
allontanavano a grandi salti: erano Bera e Birsa avanzando verso la Cappella del Monte
Candelaria.
A partire dall'arrivo di Bera e Birsa i fatti si successero in maniera vertiginosa, lasciando
praticamente senza capacità di reazione di Signori di Tharsis. Gli Immortali dovettero
aspettare solamente 15 giorni nelle vicinanze della Cappella del Monte Candelaria:
passato questo tempo, Godo, che inspiegabilmente non aveva notato la presenza dei suoi
nemici, si trovava di fronte ad Essi. Al rendersi conto che a pochi passi da lui si trovavano