IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 14
Internazionale e credere che la Chiesa Romana, organizzazione temporale, sia esente dal
suo controllo. Però sarebbe stato inutile; l'ufficiale non avrebbe accettato questo
ragionamento.
Caricai i pesanti volumi e salutai il sub commissario Maidana.
- Arrivederci ufficiale; se ha bisogno di me non deve fare altro che chiamare l’ospedale. -
- Addio dottore. La ringrazio per la collaborazione che mi ha offerto. -
Capitolo VII
Era venerdì e potevo riposare il fine settimana nella vecchia casa padronale di Cerrillos,
un paese bellissimo che si trova a 18 km da Salta, sulla stessa strada che conduce a
Cafayate, nel cuore delle valli calchaquí, e, più in là, a Santa Maria di Catamarca. Lì
vivevano i miei genitori, già anziani e una sorella vedova con due bambini.
La prospettiva di vederli e passare alcuni giorni con loro sempre mi riempiva di allegria;
cosicché non deve impressionare nessuno se qualche ora più tardi, mentre guidavo
l'automobile per una strada bordata di vigne, non pensassi più all'orribile crimine.
Tuttavia, era scritto che la pace sarebbe stata breve: in meno di un'ora la mia vita si
ridusse in brandelli e un futuro di Medico, Antropologo, Cattedratico, vale a dire un
professionista completo, scomparve come probabile destino per me. Nella casa dei miei
genitori mi aspettava la lettera di Belicena Villca e l'inizio della pazzia. Se solo non l'avessi
letta! Quanto dolore, morte e conflitti causai ai miei cari per aver letto quella lettera e, cosa
ancora più nefasta, aver creduto in quello che diceva! Con sicurezza, niente sarebbe
successo nel non ricevere quella lettera!
Quanto mi sarei pentito tre mesi dopo averle dato credito, in quello stesso luogo! Il
lunedì seguente cominciavano le mie vacanze, e al ritornare in ospedale, a marzo, tutto
sarebbe stato dimenticato. Non dovevo leggerla: questa fu la mia ultima opportunità di
continuare a essere normale, come dire, comodamente e mediocremente normale,
amato da tutti, rispettato da tutti, e, naturalmente, dal Buon Creatore! Sì, non è una
bestemmia: il buon Dio creatore doveva essere orgoglioso di me: non interferivo per niente
con i suoi grandiosi piani e contribuivo nella misura possibile al Bene comune. Che altro si
poteva pretendere da un umile Medico Psichiatra di Salta? Ma ho paura che adesso che
ho perso tutto, ho perso anche il favore del Creatore. Bisognerà leggere la lettera di
Belicena Villca e conoscere il resto della storia per dissentire o essere d’accordo con me.
Come ho detto, non avrei dovuto leggerla e tutto sarebbe continuato uguale. Però si sa
che nella vita di certe persone esistono come trappole montate con attenzione: basta
toccare una molla per innescare meccanismi irreversibili.
Capitolo VIII