IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Page 130

Non deve sorprendere che io menzioni sedici Misteri della Vergine e oggi se ne contino quindici, né che cambi il numero di poste del Rosario, né che oggi si associ il Rosario con i Misteri di Gesù Cristo e si siano nascosti i Misteri di Nostra Signora del Bambino di Pietra, poiché tutta l’opera di San Domenico è stata sistematicamente deformata e distorta, tanto dai nemici dell’Ordine, come dai traditori che sono esistiti in quantità ed esistono, in quantità ancora maggiore, dentro di quest’ultima. Domenico giunse fino a dettare cattedra de Scrittura Sacra all’Università di Palencia, ma la sua naturale vocazione per la predicazione e il suo desiderio di divulgare l’uso del Rosario, lo condussero a diffondere la Dottrina Cristiana e il culto di nostra Signora del Rosario nelle regioni più remote della Castilla e Aragona. Con questa azione si mise in luce quel tanto che convinse i Signori di Tharsis che si trovavano di fronte all’uomo indicato per fondare il primo Ordine anti Golen della Storia della Chiesa. Domenico era capace di vivere in estrema povertà, sapeva predicare e risvegliare la fede in Cristo e la Vergine, dava mostra di vera santità e sorprendeva con la sua inspirata Saggezza: a lui sarebbe stato difficile negare il diritto di congregare coloro che credevano nella sua opera. Inoltre, per fare in modo che tale diritto non potesse essere negato dai Golen, era necessario che Domenico si facesse conoscere fuori dalla Spagna, che desse al popolo l’esempio della sua umiltà e della sua santità. Il Vescovo di Osma, Diego d’Acebo, che condivideva segretamente le idee dei Signori di Tharsis, decise che il luogo migliore per inviare Domenico era il sud della Francia, la regione che in quel momento ara agitata da uno scontro con la Chiesa: la maggior parte della popolazione occitana si era convertita alla religione catara, che secondo la Chiesa costituiva “un’abominevole eresia” e senza che i benedettini di Cluny e del Cister, tanto influenti nel resto della Francia, avessero potuto impedirlo. Con questo fine il Vescovo Diego ottenne la rappresentanza dell’Infante Don Fernando per organizzare il matrimonio con la figlia del Conte della Marca, cosa che gli offriva la possibilità di viaggiare in Francia portando con sé Domenico di Guzmán, al quale aveva nominato Presbitero. Questo viaggio gli permise di rendersi conto “dell’eresia catara” e di proiettare un piano. Durante un secondo viaggio in Francia, alla morte della figlia del Conte e decisa la missione di Domenico, entrambi i clerici si dirigono a Roma: lì il Vescovo Diego, gestisce di fronte al terribile Papa Golen Innocenzo III, l’autorizzazione a ricorrere la Linguadoca predicando il Vangelo e insegnando l’uso del Rosario. Ottenuta l’autorizzazione i due partono da Montpellier a predicare nelle città del Mezzogiorno; lo fanno scalzi e mendicando il necessario per vivere, senza differenziarsi tanto degli uomini Puri che transitavano abbondantemente sugli stessi cammini. L’umiltà e l’austerità che mostravano contrastavano notevolmente con il lusso e lo sfarzo degli inviati papali che in quei giorni ricorrevano il paese cercando di mettere a freno il catarismo e contrastavano anche con la finta ricchezza degli Arcivescovi e Vescovi. Tuttavia, incontrano mostre di ostilità in molte città e villaggi, non per i loro atti, che gli Uomini Puri rispettano, e neanche per le loro prediche, ma per quello che rappresentano: la Chiesa di