IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Página 112
del Tempio,sarebbe stata la sede del Trono del Mondo, una sede per il Messia del Dio
Creatore o i suoi rappresentanti. Ma ecco che Federico si ribella precocemente contro
questo piano.
Federico II fu incoronato Re di Germania nel 1212 con l'auspicio di Innocenzo III e
l'approvazione manifesta di Filippo II Augusto, Re di Francia. Al principio fece quello che ci
si aspettava da lui e già nel 1213, avendo solamente diciotto anni di età, promulgò la
"Bolla d'Oro" (o "promessa di Eger") a favore della Chiesa, nella quale confermava la
totalità delle sue possessioni territoriali, includendo quelle di cui quest'ultima si era
appropriata indebitamente dopo la morte di Enrico IV; inoltre, accettava rinunciare tanto lui
come qualunque altro Re germanico futuro, all'elezione di vescovi e abati. È evidente,
infatti, la predisposizione iniziale del giovane Re di realizzare i piani della Chiesa Golen.
Tuttavia, molto presto, quest’atteggiamento cominciò a cambiare, fino a diventare
totalmente ostile nei confronti dei suoi antichi protettori; le cause furono due: la reazione
positiva dell’Eredità del suo Sangue Puro grazie alla prossimità storica del Gral,
concetto che spiegherò più avanti; e l'influenza di certi Iniziati Iperborei che lo stesso
Federico II fece arrivare fino alla sua Corte di Palermo da lontani paesi dell'Asia e la cui
storia non mi posso soffermare a raccontare in questa lettera. La cosa importante fu che
l'Imperatore cominciò a rifiutare l'idea Golen, che si stava ampiamente pubblicizzando
attraverso la rete benedettina, che il mondo doveva essere governato da un Messia
Teocratico, un Sacerdote imposto dal Dio Creatore sui Re della Terra. Contrariamente,
affermava Federico II, il mondo aspettava un Messia Imperiale, un Re dal Sangue Puro
che imponesse il suo Potere grazie all’unanime riconoscimento dei Signori della Terra, un
Re che sarebbe stato il Primo dello Spirito e che avrebbe fondato un'Aristocrazia di
Sangue Puro nella quale sarebbero entrati solamente i più valorosi, i più nobili, i più duri,
quelli che non si piegavano di fronte al Culto delle Potenze della Materia. Federico II,
naturalmente, si sentiva chiamato a occupare quella carica.
La dottrina che Federico II esprimeva con tanta chiarezza era la sintesi di un'idea che si
stava sviluppando tra i membri della sua Stirpe dai tempi dell’Imperatore Enrico I,
l'Uccellatore. In principio, tale idea consisteva nell'intuizione che il potere reale si
legittimava solo attraverso un’Aristocrazia dello Spirito, la quale era legata al sangue, al
l'eredità del sangue. In seguito fu evidente, e così si cominciò ad affermare, che se il Re
era legittimo, il suo potere non poteva essere influenzato da forze di altro ordine che non
fossero spirituali: la sovranità era spirituale e pertanto Divina; solo a Dio corrispondeva
intervenire con giustizia sulla la volontà del Re. Questo concetto si opponeva
essenzialmente a quello sostenuto ai Golen, nel senso che il Papa rappresentava Dio
sulla Terra e, pertanto, a lui corrispondeva controllare la volontà dei Re. In passato il Papa
Gelasio I, 492-496, aveva dichiarato che esistevano due poteri indipendenti: la Chiesa
spirituale e lo Stato temporale; contro la pericolosa idea che si sviluppava tra la Stirpe
degli Ottoni e dei Salii, San Bernardo formalizza la tesi di Gelasio nella "Teoria delle due
Spade". Secondo San Bernardo, il potere spirituale e il potere temporale, sono analoghi a
due Spade; inoltre, siccome il potere spirituale procede da Dio, la Spada temporale deve
sottomettersi alla Spada spirituale; ergo: il rappresentante di Dio sulla Terra, il Papa,
all'impugnare la Spada spirituale, deve imporre la sua volontà ai Re, semplici
rappresentanti dello Stato temporale e portatori solo della Spada temporale.
Nonostante gli sforzi da parte della Chiesa di imporre l'inganno, l'idea va maturando e
cominciano prodursi scontri tra i Re più spirituali e i rappresentanti delle Potenze della
Materia. La "Lotta per le Investiture", protagonista l'Imperatore Enrico IV, antenato di