IL MISTERO DI BELICENA VILLCA - prima parte (ITALIANO) IL MISTERO DI BELICENA VILLCA parte 1 - (ITALIANO) | Página 109

un po' di fortuna, perfino riusciva a eliminare alcuni potenziali nemici dei suoi piani di egemonia europea, come per esempio l’Imperatore Federico Barbarossa, che non fece mai ritorno dalla Terza Crociata. E, mentre continuava la guerra e l'esercito dell’Ordine si perfezionava professionalmente e diventava indispensabile in tutte le operazioni, l’Ordine stava costruendo una formidabile infrastruttura economica e finanziaria: si diceva che quel potere serviva per sostenere la Crociata dei Cavalieri Templari, però, in realtà, si stava assistendo alla fondazione della Sinarchia finanziaria. L’Ordine sviluppò velocemente, sulle basi delle loro numerosissime proprietà in Francia, Spagna, Italia, Fiandre, ecc…, Una rete bancaria che operava con il nuovissimo sistema delle "lettere di cambio", inventato dai banchieri ebrei di Venezia, e aveva la sua sede centrale nella Casa del Tempio di Parigi, autentica Banca, provvista di Tesoro e Camera di Sicurezza. Naturalmente, praticavano il prestito a interessi a Nobili e Re, i cui "pagherò" e altri documenti avanzatissimi per l'Epoca, si custodivano nelle casseforti dell’Ordine. Tra gli altri compiti, gli avevano affidato anche la gestione dei fondi della Chiesa e la riscossione delle tasse per la corona di Francia. I Templari occuparono varie piazze in Spagna, tra le quali si contava la Fortezza Monzón, che dopo la morte di Alfonso I, il Battagliero, fu concessa loro in possesso: da lì, "lottavano contro l'infedele", secondo la Regola dell’Ordine. Quella fortezza si trovava a Huesca, ai bordi del fiume Cinca, allora Regno di Aragona: in quella direzione si diressero Bera e Birsa dopo il Concilio di Troyes, accompagnati da un’importante seguito di monaci cistercensi. Gli Immortali, dovevano realizzare un "Concilio Segreto Golen" nel quale avrebbero stabilito le direttive per i prossimi 100 anni, data nella quale sarebbero tornati a chiedere i risultati dei fatti compiuti. In quel Concilio, a parte i dettagli del piano Golen che già ho descritto, gli Immortali sollevarono, in nome della Fraternità Bianca, due questioni che dovevano essere risolte il prima possibile; si trattava di due Sentenze di Sterminio: una, contro la Casa di Tharsis, ancora pendente dall'antichità; l'altra, contro i Catari e gli Albigesi della Linguadoca aragonese, era recente e si doveva eseguire senza dimora. A proposito della Casa di Tharsis, gli immortali ammisero che si trattava di un Caso difficile poiché non si poteva realizzare lo sterminio senza aver incontrato prima la Pietra di Venus, che quelli mantenevano occulta in una Caverna Segreta. Con il Fine di ottenere la confessione della Chiave per incontrare l'entrata segreta, Bera e Birsa decisero di attaccare questa volta i membri della famiglia che abitavano nella vicina città di Saragozza; si trattava di tre persone: il Vescovo di Saragozza, Lupo di Tharsis; sua sorella vedova, già nell'età matura, viveva insieme a lui nel Vescovato e s’incaricava degli assunti domestici, Lamia di Tharsis; e il figlio di questa, un giovane novizio di quindici anni chiamato Rabaz. I tre furono sequestrati e condotti a Monzón dove furono incarcerati in una cella mentre si preparavano gli strumenti di tortura. Cominciarono con l'anziano Lupo, al quale tormentarono selvaggiamente senza riuscire a fargli uscire una sola parola sulla Caverna Segreta; finalmente, anche se aveva la maggior parte delle ossa rotte, Lupo di Tharsis morì come il Signore che era: ridendo beffardamente di fronte all'impotenza dei suoi assassini. Con la donna e suo figlio, i Golen impiegarono un'altra tattica: considerando che questi erano stati terrorizzati già abbastanza dalle grida del vescovo, prepararono uno scenario conveniente per ingannare il giovane Rabaz con la minaccia di sottomettere sua madre allo stesso tormento degradante che aveva spento la vita di Lupo di Tharsis.