Il Giornale Democratico Aprile 2019 Il Giornale Democratico Aprile 2019 | Page 5

Il Giornale Democratico Gen/Apr 2019 #LegaGate Le pericolose amicizie oltreconfine Cosa può avere in comune la Lega, partito che da oltre 30 anni rappresenta la destra conservatrice nel nostro Paese, con la Russia, patria riconosciuta della sinistra? “Nulla” verrebbe da rispondere a primo impatto ma la storia, come vedremo, è molto più oscura e intricata. Passata l’ondata democratica (conseguenza dell’appeal della presidenza Obama) dei primi anni 2010, gli Stati europei stanno virando su governi sempre più di pura destra. Il nuovo copione (che nuovo non è) si rifà sempre al solito algoritmo: 1. crisi economica; 2. sfiducia nei tradizionali uomini/metodi politici; 3. ascesa, tramite una forte propaganda, di nuovi rappresentanti. Seguendo questi tre semplici passi, l’intera visione della politica nazionale muta: stop alle idee, ai confronti e ai curriculum per far largo agli slogan, agli sfottò e alla “caccia all’uomo”, senza avere delle “soluzioni” ma linciando e/o umiliando quelle degli avversari. In questa melma politica emergono, generalmente, i partiti di destra e, dal 2014, ci sguazza il nostro Ministro dell’Interno. Matteo Salvini è il perfetto esempio dell’algoritmo spiegato in precedenza: dopo anni di insulti al tricolore e assenteismo al Parlamento Europeo, il “Capitano Nazionale” sbanca alle urne grazie al sistematico lavoro di “distruzione mediatica” ai danni del governo Renzi prima e della faccenda immigrazione poi. Si passa da “Mai dire Italia” (trasmissione pro-Padania condotta da Salvini negli anni novanta sui canali comunicativi della Lega Nord) a “Prima gli Italiani!”, dimenticando di colpo gli anni di insulti ai danni della nostra amata Nazione. In più una condanna, chiara e limpida, per 49 milioni di euro sottratti illegittimamente, tramite rimborsi elettorali, allo Stato. Nonostante ciò, al 15 aprile 2019, i sondaggi riportano la Lega non solo come primo partito d’Italia, ma anche a livello continentale in vista delle elezioni del 26 maggio, mettendo di fatto il Carroccio in una posizione alquanto ghiotta per un partito euroscettico: quella di poter metter fine, dopo 40 anni, al binomio tutto europeista tra PPE e PSE. Per riuscire in questa impresa, però, la Lega ha bisogno di un’ulteriore coalizione continentale così, l’8 aprile 2019, le camicie verdi si sono fatte carico della fondazione “Alleanza europea dei Popoli e delle Nazioni”, unione di partiti della “destra patriottica” quali il francese “Raggruppamento Nazionale”, il polacco “Congresso della Nuova Destra”, il belga “Interesse Fiammingo” ed altri che non stiamo qui ad elencare. Ma che interesse possono avere dei partiti dichiaratamente nazionalisti (quindi anti-Europei) in una corsa al potere continentale? E come fa la Lega a gestire queste costose campagne economiche nonostante, nel proprio fondo cassa, siano presenti solamente 12.000 euro (dato emerso dalle ricerche della Magistratura nelle pratiche di risarcimento dei famosi 49 milioni)? Abbiamo già parlato dell’esplosione del fenomeno Salvini ma giova ricordare che la Lega è rinata proprio mentre “l’Europa a trazione tedesca” si dimostrava incapace di risolvere con umanità la crisi economica della Grecia (poi allargata ad altri Stati dell’Unione deboli finanziariamente, quali l’Italia), rendendo ancora più povere le classi medie, negli stessi anni in cui l’esplosione delle “primavere arabe” mandavano in frantumi gli equilibri sociali del Nord Africa. L’abilità di Matteo Salvini è stata quella di unire questo mix di fattori e di girarlo a proprio vantaggio per fini elettorali individuando un nemico, l’Unione Europea, e lanciando un messaggio semplice, nostalgico e propagandistico che Alburni di Raffaele Casella 5