Il Giornale Democratico Aprile 2019 Il Giornale Democratico Aprile 2019 | Page 6
contiene l’idea che “prima
dell’Europa si stava meglio”.
Questi comportamenti, ripetuti
dai Leader dei partiti di estrema
destra sopra citati, avvicinano
sempre di più l’attuale Ministro
dell’Interno al nemico numero
uno della comunità Europea:
Vladimir Putin. I perché di questi
contrasti sono cosa nota:
l’Unione Europea, a differenza di
quanto espresso dal pensiero
salviniano, favorisce i suoi Stati
membri, permettendogli di
poter continuare a competere
con i macro-Stati Mondiali (quali
USA, Russia e Cina), nonostante
siano più deboli politicamente e
impoveriti rispetto ai secoli
scorsi. Sarebbe assurdo pensare,
un domani, ad una presa di
posizione singolare di un Paese
dell’Eurozone, per esempio la
Francia, verso gli USA, a causa
dei
diversi
valori
di
scambio/produzione di questi
due Paesi, cosa invece successa,
nel 2015, da parte dell’UE verso
la Russia con le sanzioni
economiche volute dal tandem
Germania-Francia.
Di
conseguenza, per Putin (e per
Trump)
un
indebolimento
dell’Unione Europea avrebbe
delle conseguenze positive. Ed è
proprio in questa fase, quindi,
che nasce la collaborazione tra
“La Lega-Salvini Premier” e
“Russia Unita”, con un accordo
politico,
dal
rinnovo
quinquennale, firmato tra i due
partiti il 6 Marzo 2017 ma di cui,
ad oggi, non si conoscono i
contenuti. Da quel giorno,
comunque, Salvini sta lottando
in Europa per annullare le
sanzioni economiche verso la
Russia, atteggiamento imitato,
nel corso degli ultimi 3 anni,
anche dagli altri partiti iscritti al
MENL (eurogruppo della Lega).
Fin qui, comunque, può
sembrare
tutto
normale
(movimenti nazionalisti che
appoggiano il leader mondiale
dei sovranisti - nulla di
scandaloso), se non fosse per
quella “fatidica” data, il 17
ottobre 2018, in cui Matteo
Salvini ed il suo entourage
partono alla volta di Mosca, per
un convegno di Confindustria in
programma alle 17:00. Il giorno
seguente, uomini vicini al team
salviniano incontrano in gran
segreto Dmitry Kozak, il
vicepremier russo con delega
agli affari energetici. Sul banco di
discussione una fornitura di
carburante russo da parte di
Rosneft (compagnia petrolifera
di Stato) ad Eni. Il diesel in
questione
(3
milioni
di
tonnellate da consegnare tra i 6
e i 12 mesi) viene ceduto con
uno sconto del 4% e pagato
tramite una banca comunitaria.
Questa cifra, pari a circa 3 milioni
di euro, è la garanzia
“consegnata” dallo Stato russo
alle casse leghiste per finanziare
le prossime elezioni del 26
maggio. La mancanza di una
banca Europea, infatti, permette
al Carroccio di “smarcarsi” da
possibili movimenti scomodi
presenti sulle proprie casse
mentre, al tavolo della trattiva,
non è presente alcun delegato
incaricato dallo Stato italiano,
bensì Gianluca Savoini, leghista
Gen/Apr 2019
della prima ora senza ruoli
nell’attuale esecutivo.
Matteo Salvini, così come altri
movimenti a lui connessi e vicini
al Cremlino (ad esempio il
“Raggruppamento Nazionale” in
Francia e “Forza Nuova” in
Italia), è ciò che di meglio il
Premier dell’ex URSS potesse
desiderare:
un
alleato
sovranista, molto popolare e con
poche monete in tasca, da
finanziare e manipolare per
indebolire l’Unione Europea a
vantaggio non dei singoli Stati
Nazionali ma della stessa Russia
che, nella persona di Vladimir
Putin, si ritroverebbe a capo di
una “Internazionale Sovranista”
in caso di vittoria del MECNL il
prossimo 26 maggio, grazie ad
una serie di partnership stipulate
con i partiti citati.
(La prima pagina de “L’Espresso” del 24 febbraio 2019)
Il perché di un avvicinamento di
Vladimir Putin, uomo ai vertici
(negli anni ’80) dello storico
Partito Comunista dell’Unione
Sovietica, alla destra radicale è di
facile intenzione: la forte
vocazione “euroscettica” dei
gruppi verde-neri, a differenza
Alburni
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