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A
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il
FOGLIO dell’Umanitaria
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di Claudio A. Colombo
ROSA GENONI
VIVERE LA MODA COME ARTE
A sessant’anni dalla morte, l’Istituto Sondriese per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea ha puntato i
riflettori su Rosa Genoni, la sarta valtellinese considerata l’ideatrice della moda italiana. Di umili origini (primogenita
di ben diciotto tra fratelli e sorelle), Rosa ebbe una vita straordinaria, unendo l’amore per la bellezza all’impegno per
la pace e per il riscatto dei lavoratori. Il saggio sulla Genoni, di cui è autore lo studioso Pierluigi Zenoni, verrà presentato a metà marzo nella sede della nostra istituzione: perché proprio in Umanitaria, per oltre venticinque anni, la Genoni diresse la Scuola di sartoria, aiutando centinaia di giovani donne a trovare la strada per il loro riscatto sociale.
(…) In casa Genoni, le bocche da sfamare sono tante e al mattino “chi si
alza per ultimo rischia di non trovare
neppure le scarpe da mettere, perché
non ce ne sono abbastanza per tutti”.
Così Rosa, a soli dieci anni, viene mandata a Milano, da una zia paterna, di
professione sarta. Inizia così la sua
gavetta nel mondo delle sartorie come
una delle tante “piscinine”. La trafila
professionale, negli atelier, sarà lunga
e faticosa, ma fin dai primi mesi Rosa
Genoni (1867-1954) dimostra di avere
una marcia in più: frequenta le scuole
serali e poi si inscrive ad un corso di
francese, la cui conoscenza è
indispensabile perché, nel
settore, la Francia detta
legge.
E proprio Parigi segnerà
la vita di Rosa che, fin
dagli esordi cercherà di
affrancarsi dallo stile
parigino per trovare ispirazione nel grande patrimonio artistico e decorativo
italiano. Arte e bellezza, quindi,
non senza dimenticare le condizioni
delle mestieranti delle sartorie, sfruttate e sottopagate.
Presto la Genoni si avvicina ai circoli
socialisti e partecipa alla loro attività
politica; il suo impegno sociale non
sfugge ai dirigenti del Partito Operaio Italiano, che nel 1884 le propongono di recarsi a Parigi per partecipare ad un Convegno internazionale
[ ]
L
’umanità di una
donna eccezionale,
che creò abiti
irripetibili, e lottò
a fianco degli umili
sulle condizioni dei lavoratori.
Tornata a Milano, dal 1893 la troviamo impegnata per il miglioramento
delle condizioni delle lavoratrici:
entra nella “Lega Promotrice degli
Interessi femminili”, conosce la giornalista Anna Maria Mozzoni, e
poi si avvicina alle posizioni di Anna Kuliscioff, di
cui sosterrà le battaglie
per l’emancipazione
delle donne lavoratrici
e per la tutela dei
minori.
È in questo periodo
che Rosa viene assunta
dalla rinomata “Maison H.
Haardt et Fils”, dove ricoprirà
il ruolo di premiere e poi quello di
direttrice, dando inizio ad una rivoluzione dello stile, che ancora oggi
non le è riconosciuta a dovere.
Ma è solo dopo il riconoscimento del
Gran Premio per la Sezione Arte Decorativa all’Esposizione del 1906 (tra i
suoi modelli, di grandissimo pregio,
spicca la veste di “Flora”, tratta dalla
“Primavera” del Botticelli), che la sua
crociata in difesa di una moda italiana
diventa ufficiale.
Nel 1908, infatti, al I Congresso Nazionale delle donne italiane a Roma il suo
intervento è netto: “se la moda si plasma secondo il carattere storico ed
etnico del Paese in cui fiorisce, come
mai, in Italia, nella terra tradizionale
della purezza e della classicità della
linea, una moda italiana non esiste
ancora?”.
A dar man forte alla sua Idea anche il
sodalizio con la Società Umanitaria,
con la Scuola Professionale Femminile, dove tiene lezioni serali di Storia del
costume e dirige la sezione di sartoria
(fino al 1930). Non solo. Per incarico
dell’Umanitaria Rosa Genoni visita le
migliori scuole professionali di Parigi,
studia i programmi applicati da anni e
ne seleziona i migliori, fa tesoro di
quanto ha appreso e sperimentato
nella sua vita professionale e mette
infine a punto i programmi per dare il
via ad un moderno insegnamento di
sartoria, ricamo, modisteria.
L’ex sartina di Tirano è di diritto nell’Olimpo della moda; autorevoli testate internazionale (da Le Figaro all’edizione francese del New York Herald),
parlano di lei e dei suoi modelli. Poi la
Grande Guerra, la sua campagna pacifista, l’assistenza ai profughi, il no al
regime mussoliniano.
Insomma, una vita straordinaria,
costruttrice di bellezza ed umanità, da
prendere ad esempio.