Il Corriere Termo Idro Sanitario Giugno 2025 | Page 21

del 65 % sicuramente hanno rappresentato lo stimolo concreto alla domanda di installazioni, dalla sostituzione di una caldaia a interventi di riqualificazione energetica dei più complessi. Hanno determinato l’ esclusivo utilizzo di manodopera e ditte regolarmente iscritte e documentalmente specializzate.“ Inoltre, occorre fare due precisi distinguo: il primo è che nei settori dove non esistono incentivi o sgravi, il cliente tende a ottenere un vantaggio economico immediato rivolgendosi a soggetti che senza essere titolari di partita IVA non subiscono i costi in carico alla gestione e alla tassazione di una ditta che invece è regolarmente iscritta e spesso sfilano il lavoro agli addetti regolari.“ Il secondo punto è che l’ utilizzo degli incentivi e il rispetto delle norme ha determinato l’ introduzione di una serie di obblighi e certificazioni a garanzia della specializzazione dei lavori. In pratica ha costretto quelli in regola a evolversi e nel contempo, la realtà media del piccolo artigiano, singolo lavoratore, sta andando a sparire a vantaggio delle strutture che si sono organizzate e dotate di personale e mezzi. Ma questo minimo di struttura comporta dei costi: avere un aiutante e una segretaria determina un livello tipo di organizzazione che oggi è diventato oneroso e da sostenere con un’ operatività che deve necessariamente essere trasparente. Pertanto, oggi più che mai, il pericolo che le imprese possano soffrire questo tipo di situazione è concreto”.
Gli incentivi hanno contribuito a cambiare le imprese insomma …“ Oggi anche le più piccole imprese per essere all’ altezza delle nuove tecnologie, per essere aggiornate con le normative in continua evoluzione, hanno dovuto reagire evolvendosi, caricandosi tutto l’ onere della formazione e dell’ organizzazione per il mantenimento di questi standard. Attività che comportano costi totalmente diversi rispetto al passato e che vanno ad incidere sul costo di impresa, quindi su quello dei servizi. Il che, se visto dalla parte del cittadino, si concretizza in un aumento dei costi da un lato, dall’ altro in
una mancanza di incentivi all’ esecuzione dei lavori, senza almeno la previsione di uno sgravio fiscale a mitigare l’ investimento. Insomma, una filiera che alla luce delle nuove disposizioni fiscali, rischia un forte rallentamento se non addirittura, una violenta battuta d’ arresto del settore.“ Da aggiungere la scarsità dei controlli dei catasti termici: l’ area che rischia di esserne alimentata è un settore che in gran parte sarà ad appannaggio di attività irregolari e dequalificate, quello del dopolavoro, un fatto che riguarda tanto ancora il riscaldamento a biomassa e delle caldaie quanto le pompe di calore. E in questo fa ancora la parte del leone il cliente che, ad esempio, si compra il condizionatore al centro commerciale, se lo fa montare dal dopolavorista perché costa molto meno. L’ utente spesso non è esattamente cosciente che l’ attività di installazione implica anche che questa venga inserita nel portale F-Gas da parte dell’ operatore patentato facente parte di una ditta certificata, cosa che il dopo lavorista non può fare.“ E, che io sappia, nessuno è andato a chiedere a chiunque abbia comprato un climatizzatore da un centro commerciale se effettivamente quel condizionatore è correttamente registrato nella banca dati. Quando si acquista un condizionatore si dichiara che verrà installato da persona esperta, dopodiché quella dichiarazione finisce nella sezione delle vendite della banca dati F-Gas che dovrebbe trasmettere il dato a una Camera di Commercio che a sua volta dovrebbe chiederne conto dell’ installazione all’ acquirente del prodotto. Questo passaggio pare stia mancando, è naturale che la gente continui a comprare i condizionatori e a farli installare a chi vuole”.
Insomma, ci sono maglie larghe nei controlli?“ Maglie larghe nei meccanismi di controllo favoriscono certi comportamenti di una fascia di irriducibili non inclini alle regole, ma anche di cittadini, che alle prese con il nuovo caro vita si sentono costretti ad assumere atteggiamenti direi poco virtuosi.
Le imprese che hanno la certificazione F-Gas e ne sostengono i costi burocratici e organizzativi rischiano di perdere una consistente fetta di clienti perché, come possiamo immaginare, quando l’ utente ha modo di valutare la differenza di costo tra una installazione eseguita da ditte e personale certificato rispetto a installazioni“ fantasma”, se in quel momento non ha la coscienza adeguata a comprendere le implicazioni del caso, sceglie il risparmio, spesso anche inconsapevole delle implicazioni sanzionatorie che per simili scelte la norma prevederebbe”.
Però, ai tempi del 110 % pur di accedere all’ incentivo in alcuni casi non si è fatta grande attenzione al progetto“ Per chi potuto ottenerlo, è stato comunque un vantaggio, anche se a volte il lavoro non è stato eseguito nei minimi dettagli, perché comunque ha contribuito a risanare edifici che avevano urgente bisogno di cure e di riqualificazione energetica globale. Detto questo, non tutto è filato liscio: qualcuno ha cavalcato l’ onda e sono stati eseguiti interventi non sempre rispondenti alle reali necessità, in quanto l’ investimento era interamente coperto dall’ incentivo e lautamente remunerato. E questo, complici i tempi stretti per l’ esecuzione dei lavori, ha abbassato la soglia di attenzione ai valori tecnici di progetto e dei controllori di cantiere. Insomma, per tanti c’ è stata l’ esigenza del momento di svolgere il lavoro nel minor tempo possibile. D’ altro canto, ci sono stati tanti casi dove le imprese hanno eseguito tutti i lavori, portando a temine gli obbiettivi nello spirito della norma, facendo tutto bene sia da punto di vista operativo che qualitativo”.
E oggi?“ Oggi, se i nuovi sistemi non vengono condotti correttamente, l’ aspettativa della riqualificazione energetica intesa sotto il profilo degli impianti termici, è fortemente mitigata. Ad esempio, ho riscontrato
personalmente che nella stragrande maggioranza dei sistemi ibridi, cioè composti da caldaia a condensazione e pompa di calore, il sistema non lavora in ibrido. Ovvero, l’ utente preferisce utilizzare la caldaia, più che la pompa di calore, comportandosi come faceva prima della riqualificazione energetica. Questo dipende dalla mancata informazione delle imprese verso il cliente sulla corretta conduzione di nuovi sistemi e anche dal rifiuto di una fetta di utenti ad allinearsi alle nuove tecnologie. Il rischio è di andare incontro a una battuta d’ arresto”.
Che fare per evitarlo?“ È auspicabile un forte cambiamento culturale da parte di chi installa e di chi conduce i nuovi sistemi, ma temo che occorra più tempo di quello utile per raggiungere gli obiettivi previsti in ambito comunitario. Occorre uno spirito di evoluzione non tanto e solo da parte di chi installa e manutiene, ma soprattutto da parte di chi utilizza, perché la concretizzazione delle promesse di maggiore efficienza verrà soltanto se ci si abituerà a richiedere qualità professionale nella progettazione, nell’ installazione e nella manutenzione dei nuovi sistemi per la climatizzazione estiva ed invernale e questo significherà, necessariamente, remunerarla in modo adeguato. Tutti dobbiamo fare la nostra parte, le imprese sostenendo l’ onere di continui aggiornamenti del personale che deve essere sempre più specializzato e settorializzato, gli studi di progettazione che devono intraprendere lo sforzo di proporre soluzioni efficienti affidabili e facili per gli utenti, le aziende produttrici che devono sviluppare prodotti ad alto contenuto tecnologico ma anche di facile conduzione da parte degli utenti. Gli incentivi sarebbero un ottimo strumento in questo senso, ma dovrebbero essere non occasionali, non passibili di cambi di rotta in corsa, duraturi al punto di sostenere l’ attuazione
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