volte noi insegnanti non siamo in grado di comprendere, di capire il loro modo di
comunicare le loro emozioni che per certi versi è diverso dal nostro.
Riassumendo: gli studenti hanno bisogno di affetto e amore anche dagli adulti, inclusi gli
insegnanti; hanno bisogno di riconoscimento della propria individualità e di essere
maggiormente motivati (richieste che ritornano in più occasioni negli elaborati); hanno
bisogno di essere capiti, compresi. A proposito di quest’ultimo tema, è il caso di aggiungere
che il cambiamento dei modi di comunicazione è dovuto anche in parte a un cambiamento
dei modelli culturali di riferimento. Mi rendo conto che il mondo dei nostri studenti (ma
anche il nostro seppur in misura diversa e in modi più “classici”) è in fondo molto
irrazionale: basti pensare alla comicità cui si ispirano, fatta di “caricature” di esseri deformi
e non di “tipi sociali” (si pensi ad esempio, secondo quanto riferitomi, a I soliti idioti o a
video meno strutturati definiti da loro “video trash”); o, cosa ancora più pervasiva, alla
musica che ascoltano; o ancora ai videogiochi in voga.
Per quanto riguarda la comicità, da un breve esame condotto insieme agli stessi studenti che
comunque dimostrano una certa consapevolezza di quella che è – secondo gli stereotipi – la
loro “superficialità”, si può individuare un certo gusto per leitmotiv ripetitivi e insensati. Mi
permetto di dire che siano privi di senso per il fatto che, come «comunità interpretante» (R.
Luperini e altri) non siamo riusciti a dargli un significato univoco. E del resto, quello che
percepiscono i ragazzi come ‘comico’ è quello che altri (me incluso) preferirebbero
etichettare come ‘assurdo’. Ad esempio, in una classe è stata avvertita come particolarmente
comica la frase «ho picchiato il dottore col casco». La canzone che riporta la proposizione è
per altro parecchio apprezzata dal momento che in più classi, alla mia richiesta di un testo di
una canzone a loro scelta per produrre un’analisi testuale, è stata suggerita come campione
per le nostre indagini. E veniamo, così, al secondo punto relativo alla musica che ascoltano i
nostri studenti. Come prevedibile il genere trap risulta essere quello più popolare, seguito
dal rap e dal pop. Ma quello che emerge quando si tenta di fare un’analisi testuale è che
questi testi – e di riflesso, con le dovute cautele, i nostri studenti – al di là di tematiche
tipicamente giovanili (da sempre! Si pensi a Bob Dylan, ora osannato e anche vincitore di
uno dei più discussi premi Nobel alla letteratura) quali la droga, il rifiuto delle istituzioni, il
sesso, mettono in luce la drammatica – secondo la mia visione – assenza di un desiderio di
universale. Il fatto viene evidenziato spesso anche nei testi prodotti dai nostri studenti e
soprattutto quando chiedo di parlare del futuro. Assenza di universale che può significare
assenza di Dio, assenza di un valore superiore da ricercare (giustizia, legalità,
uguaglianza…), assenza di una progettualità: tutte le canzoni che mi sono state proposte,
incluse quelle pop seppur maggiormente incentrate sul tema amoroso, risultano dalla
giustapposizione di singole esperienze che non riescono a raggiungere un livello universale,
valido per tutti, esemplare, tipico. Si tratta di esperienze molto individuali, percepite e
giudicate come irripetibili e che perciò, e solo perciò, necessitano di essere comunicate.
Come se ci fosse un insopprimibile desiderio di gesta eclatanti da flexare, da “sbattere in
faccia” agli altri. A proposito di flexare si potrebbe aprire un’ampia parentesi anche sugli
youtuber che seguono buona parte dei nostri studenti. Oltre a quelli che si occupano di
videogame, infatti, riscuotono un certo successo personaggi legati in qualche modo alla
moda e alla sua esibizione come «Manny Fresh», «Diario Del Russo» o «Barengo». Un
discreto numero dei nostri ragazzi, grazie a questi canali di Youtube (ma ovviamente anche
alle altre piattaforme), è particolarmente affezionato a stili di vita per lo più eccentrici che
ergono a proprio totem capi di abbigliamento molto costosi, di lusso, che arrivano a costare
centinaia di Euro. Ovviamente non si vuole esprimere un giudizio morale sulla questione ma