Il Barbadense Voci dal Newton | Page 7

semplicemente far conoscere anche questa sottocultura condivisa da alcuni nostri ragazzi e che dovremmo approfondire. Anche perché, secondo alcuni studenti, si tratterebbe sostanzialmente di collezionismo. Ritornando alle canzoni suggeritemi dagli studenti, in generale il modello proposto è quello di un individuo in fondo solo, chiuso in se stesso e che trova conforto nella gang, un gruppo di amici con il quale condivide le stesse passioni e le stesse sofferenze, gli stessi sogni (anche questi poco universali, spesso legati a un puro desiderio di realizzazione personale, di fama, di successo, di ricchezza, di potere), le stesse delusioni, gli stessi disagi. È l’individuo dal «profilo basso» (Salmo), poco propenso a cogliere i problemi del mondo come problemi anche personali, poco interessato alla realtà sociale, economica, politica e a quanto esiste oltre il suo quartiere o la sua città. L’iper-individuo non è schierato politicamente, è in generale neutrale e disinteressato ad assumere posizioni che non gli diano un vantaggio. In alternativa alla musica, i nostri ragazzi amano rilassarsi – secondo quanto espresso nei loro elaborati – anche con i videogiochi. A inizio anno, in particolare, andava di moda Fortnite. Più di recente si è molto diffuso Brawl Stars. Senza entrare nei dettagli dei giochi, per altro molto diversi e per vari motivi, quello che li accomuna è invece, a mio modo di vedere, l’assenza in entrambi i casi di una narrazione: il gioco, come la comicità, come in fondo molte canzoni, è ripetitivo, inizia e finisce, poi si riinizia e così via. L’assenza di una dimensione narrativa, che per altro coinvolge anche giochi più classici (si pensi, ad eccezione di alcune modalità di gioco, ai tradizionali giochi sportivi), provoca probabilmente la difficoltà nei ragazzi di percepirsi come il frutto di un percorso: la possibilità di iniziare e riiniziare genererà verosimilmente una visione di mondo più ciclica e meno rettilinea in cui non c’è evoluzione, tutto è sempre uguale e l’obiettivo è identico a quello della partita precedente. Ma del resto, terminata questa carrellata breve e sintetica di appunti, bisogna ammettere che in modi diversi, anche noi docenti, come noi ragazzi, condividiamo parte di quanto è stato messo in luce finora. Viviamo tutti lo stesso mondo e dallo stesso mondo siamo condizionati. Evito di entrare nei dettagli, lascio ai ragazzi che leggono il piacere di scoprire da soli il mondo “al di qua della cattedra” e magari rispondere a questo breve articolo con uno più approfondito. A testimonianza di come anche il mondo di un cinquantenne sia “superficiale” e a chiusura di questo breve steso cui i due versi seguenti ben si possono riferire è il caso di chiamare in causa Guido Mazzoni, poeta contemporaneo letto e molto apprezzato in tutte le classi in cui ho lavorato, allorché in clausola della sua Uscire scrive: «Ho scritto un testo che non tende a nulla. Vuole solo esserci, come tutti. Ho scritto un testo che rimane in superficie.»