I Quaderni della Consapevolezza Comunicare per costruire ponti | Page 14

È dunque abbastanza chiaro che diventa alquan- to difficile rinunziare ai beni materiali, visto che ci permettono di mostrare il "potere" che abbia- mo raggiunto! Così accade che la rinunzia viene manifestata nel rinunciare alla parte più pre- gnante di se stessi - anche perché se non rinun- ciassimo a tale parte, sarebbe molto improbabi- le riuscire a seguire, così ligiamente, i dettami imposti dal meccanismo in cui viviamo! Per poter esprimere bene cosa si desidera dagli altri, bisogna innanzitutto essere chiari con se stessi così da comprendere ciò che uno vera- mente desidera. Per cui l'esercizio principale è quello di chieder- si cosa piace e cosa non piace di ciò che si sta vivendo al momento. Il piacere però deve deri- vare da ciò che procura felicità e non da ciò che, invece, è solo un palliativo momentaneo, un tappa buchi, o meglio un colma vuoto interiore! Bisogna ricominciare a percepire l'anima che vibra perché emozionata dalla libertà di espri- mersi, questo è ciò che procura la felicità - Così rinunciamo a percepire la nostra anima, la nostra vera vocazione e missione sulla terra, rinunciamo quindi alla nostra realizzazione ed evoluzione interiore. - Una volta compreso come ci si sente nella vita affettiva, nel lavoro e nel sociale, si può iniziare a fare un programma, dove le situazioni danno- se alla propria evoluzione interiore, vengono messe sulla lista d'eliminazione. I L P R O P R I O S PA Z I O Condizionati come siamo a rinunciare al nostro spazio interiore e alle scelte che questo necessi- terebbe, facciamo fatica a esigere, serenamente, il rispetto delle nostre necessità più vere, perché noi stessi siamo i primi a boicottarle. Allora cosa fare, come cominciare a migliorare questa situa- zione così asfissiante? Proviamo iniziando a dipanare i rapporti con gli altri. Nei rapporti interpersonali arriva sempre, prima o poi, il momento in cui uno sente di volere o di dover esprimere un suo desiderio nei confronti dell'altro. La soppressione di tali elementi di disturbo dovrà avvenire in modo strategico e armonico - anche se deciso. Se il vostro lavoro vi opprime e, di conseguen- za, dovrà essere cambiato, non significa però che dovete da un giorno all'altro licenziarvi (anche se a volte azioni del genere si rivelano essere estremamente efficaci nel permettere all'energia repressa di riprendere a fluire creati- vamente) bensì dovrete con coraggio continua- re il vostro lavoro, mentre, in contemporanea vi darete da fare per trovarne uno nuovo! Uno dopo l'altro si dovrà, coscienziosamente, liberarsi dai fattori di disturbo che non permet- tono alla propria anima di evolversi. Le richieste potrebbero partire da cose semplici come un: "Beviamo qualcosa insieme dopo il lavoro?", dove solitamente nessuno o quasi ha delle diffi- coltà nell'esprimere il proprio consenso o il pro- prio diniego. L'eliminazione di queste ostruzioni genera un grosso afflusso di energia, che permetterà di dedicarla a quei progetti in cui si sentirà l'emo- zione e la gioia di vivere - nonostante le sfide che questi comporteranno (non è detto che un progetto, sebbene parli al proprio cuore, sia per questo di facile attualizzazione!) Per arrivare poi a richieste più impegnative, dove, per esempio, vorremmo esprimere il nostro desiderio di un maggiore coinvolgimento dell'altro nei nostri confronti: "Che ne dici se ci mettessimo insieme?", Ma anche quando si deve difendere il proprio spazio da invasioni non desiderate e accomiata- re magari un ospite che non se ne va con un gentile, ma fermo: "Ora ti devo proprio congedare". Comunicare l a p ropria p osizione Nel momento che abbiamo chiaro cosa voglia- mo, dobbiamo esternarlo a chi ci sta attorno o ne è direttamente coinvolto. 12