I Quaderni della Consapevolezza Comunicare per costruire ponti | Page 13
- Non si dovrà mai scendere a livello personale,
ovvero criticare la validità personale dell'indivi-
duo in questione con appellativi che denigrano
la persona, bisogna, infatti separare sempre la
persona dal problema;
- rimanere quindi sul livello concreto e pratico
dell'errore commesso, facendo osservare, in
modo obiettivo, cosa non va bene nel risultato
ottenuto.
I L D I R I T T O D I VA L E R E
Le rinunce che troppo spesso siamo disposti a
fare sono sovente il risultato di una incapacità
nel porsi serenamente di fronte agli altri, non
siamo stati educati a un raffronto equilibrato,
per cui, non sapendo come comportarci, lo evi-
tiamo. Nella nostra cultura aleggia un monito
perenne, che ci impone generosità e altruismo.
La carità cristiana viene esasperata, e di conse-
guenza poi, non viene più sentita. "Dà ai pove-
ri" è l'insegnamento della Chiesa, ma, se voglia-
mo essere precisi bisogna dire che Gesù insegnò
a dare il di più, non quello che ci necessita: "Chi
ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi
ha di che nutrirsi, faccia lo stesso." (Lc. 3, 11).
E S E R C I TA Z I O N E
- Prova a ricordare come si comportavano con
te i tuoi genitori.
- Ha mai avuto degli insegnanti distruttivi? Se sì,
prova a ricostruire le situazioni che capitavano e
senti, nuovamente, le emozioni che questi ti
suscitavano.
- Hai mai subito situazioni di prepotenza e umi-
liazione psicologica nella tua vita, a parte i geni-
tori e gli insegnanti?
- Se qualcuno sbaglia e tu sei nella posizione di
fargli le tue osservazioni, come ti comporti?
- E come ti comporti, sempre nella stessa situa-
zione di prima, se hai avuto una giornata fatico-
sissima, dove hai dovuto gestire diverse frustra-
zioni, magari anche dei richiami da parte di
superiori o altri?
Per amore di completezza diciamo che l'unico
momento in cui Gesù invita a dare anche ciò che
giustamente ci appartiene e ci è necessario, è
quando ci si trova in una situazione in cui la pace
nei rapporti può venire compromessa, allora, in
quel caso, invita addirittura a "porgere l'altra
guancia"!
La generosità imposta si nota anche nel modo in
cui, solitamente, viene narrata la storia di San
Martino. Si racconta che il Santo, incontrando
un giorno un povero sulla sua via, venne tocca-
to dalla sua indigenza, così gli offrì il suo man-
tello per ripararsi. Tuttavia, nel riportare questa
storia c'è un piccolo errore di trasposizione: pic-
colo, impercettibile quasi, ma estremamente
importante. Forse qualcuno se lo ricorderà, ma
la storia, in effetti diceva che San Martino, visto
il povero mendicante, prende la sua spada e
taglia a metà il suo mantello, dandone poi una
delle due metà al poveraccio, mentre l'altra se la
tiene per sé, per continuare il suo viaggio. In
questo piccolo errore di trasposizione che fanno
in molti sta il dramma della nostra società, che si
sente costretta all'abnegazione di se stessa, alla
rinunzia di se stessa, per poter essere considera-
ta buona e brava dalla vigente morale.
Il consumismo e i secoli di storia ci hanno però
insegnato che la ricchezza è il segno del potere
sugli altri.
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