I PIACERI DELLA VITE - NUMERO 2 - APRILE 2017 | Page 85

Ma il punto è proprio questo: vogliamo svilire questa reputazione o proteggerla? Se chiunque può vantare di produrre italiano che ne sarà del nostro patrimonio enogastronomico tra dieci, venti, trent’ anni? La questione è di vitale importanza, richiede con la massima urgenza l’ attenzione di chi politicamente può portare avanti una trattativa internazionale. A noi consumatori e operatori resta l’ onere della sensibilizzazione. Soprattutto negli States sarebbe davvero necessario investire per far capire agli acquirenti la differenza tra un falso e un prodotto originale, rimarcando il concetto di territorialità che purtroppo non fa parte della cultura americana, ma è profondamente radicato nella nostra ed è proprio uno dei motivi per cui negli Usa adorano il nostro Paese. Approfitto di questo breve articolo per lanciare un appello: al Ministero delle politiche agricole, alle istituzioni coinvolte nella tutela dei prodotti tipici, alle grandi aziende della filiera alimentare e vinicola: la nostra grande ricchezza enogastronomica è uno dei pilastri sui cui possiamo contare per risollevare il nostro Paese, non lasciamo raccogliere agli altri i benefici della nostra tradizione e della nostra storia, per una volta proviamo a fare sistema per davvero? L’ espressione‘ fare sistema’ è stata talmente abusata che kkkkkkk
ormai ha quasi perso il suo significato, ma sul tema, della tutela del prodotto italiano all’ estero, fare fronte comune, agire all’ unisono, e’ l’ unica via per farsi valere. L’ idea di una task force, perché effettivamente di un’ emergenza si tratta, non è da considerare esagerata: ambasciatori, consoli, rappresentanti dell’ Istituto del commercio estero e il Ministero delle Politiche Agricole potrebbero unire le forze e aprire le porte alle grandi e piccole aziende che vogliono combattere questa battaglia, magari anche attraverso una bozza di accordo bilaterale per esempio tra Stati Uniti e Italia, visto che una grande parte del mercato dell’ Italian Sounding è proprio radicata negli Usa. Si toccano senza dubbio tasti dolenti, interessi economici e grandi poteri, ma è innegabile che in questo momento storico gli Stati Uniti, con le ultime elezioni, a prescindere dalle valutazioni politiche e sociali, abbiano dato un segnale di rottura con i poteri forti e il sistema delle lobby. E’ un tema che merita profonde riflessioni, e forse è tempo che anche l’ Italia, soprattutto sulla vicenda dell’ Italian sounding, abbia il coraggio di rompere certi tabù, di uscire dal coro, di andare contro certe dinamiche economiche, in nome delle proprie tradizioni e della propria immensa ricchezza culturale. ■
LAURA DONADONI: Marketing strategist e titolare dell ' Agenzia di comunicazione Lauradonadoni. com, Laura è nata a Bergamo ma vive a San Diego in California, dove si occupa principalmente di supportare commercialmente
le cantine e i Consorzi. www. laurawines. com
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