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Qui gli ampi locali diventano spazi utili per corsi, degustazioni, convegni, eventi promozionali, ma soprattutto luoghi di incontro tra gli attori della rinascita dell’ olio di queste terre. Per capire a fondo il movimento che si cela sotto le moderne volte in legno lamellare del frantoio culturale bisogna analizzare e capire le trasformazioni di queste terre negli ultimi 50 anni. Queste terre, nel comprensorio dei comuni di Vico del Lazio, Alatri, Vallecorsa, Collepardo, Guarcino, ma anche più a sud, tra Torrice e Arnara, hanno una cultura millenaria dell’ olio d’ oliva. Qui, ancora oggi, ogni famiglia ha un piccolo appezzamento di terreno coltivato ad uliveto, che cura nei fine settimana e che usa per l’ autoproduzione di extravergine d’ oliva. Ogni anno, dopo la raccolta, la domanda più inflazionata nei bar e nelle piazze è la seguente:“ Comme t’ è scite gl’ uoglie?” E da lì partono infinite discussioni sui tipi di potatura, di raccolta, di molitura, che capita anche finiscano a male parole. Purtroppo l’ industrializzazione effimera degli anni 60 di queste zone ha rubato molte braccia all’ agricoltura e l’ emigrazione verso Roma degli anni 70 dei figli di contadini che avevano ottenuto“ un posto al Ministero” ha lasciato i terreni incolti e i terrazzamenti senza manutenzione. Il colpo di grazia è poi arrivato dalle suddivisioni testamentarie tra fratelli, che hanno frammentato le proprietà rendendo assolutamente antieconomica la coltivazione dell’ olivo. Nonostante ciò l’ ulivo e l’ olio è jgkfglfkgj
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