I Meccanismi d' azione dei Farmaci June. 2015 | Page 503
- MIDODRINA è 1 agonista alfa adrenergico periferico, che provoca 1 aumento del
tono venoso e arteriolare, cui consegue 1 aumento del ritorno venoso al cuore ed 1
conseguente aumento della pressione arteriosa. Essa è attiva solo dopo
trasformazione metabolica. Si usa x il trattamento dell‘ipotensione ortostatica ed
essenziale, oppure x trattare l‘ipotensione conseguente a trattamento con
psicofarmaci (neurolettici o antidepressivi triciclici)
- PIRBUTEROLO È un farmaco simpaticomimetico che produce, nello scompenso
cardiaco, effetti emodinamici utili conseguenti, più che all'azione inotropo
positiva, alla vasodilataizone periferica, mediata dalla stimolazione dei recettori
beta2-adrenergici. La presenza di effetti collaterali sul sistema nervoso centrale
(tremori, irritabilità) ne limita la tollerabilità, mentre l'ampia variabilità nella
risposta individuale ne limita la validità terapeutica.
- PRENALTEROLO E' un agente inotropo positivo beta1-mimetico specifico. Il
meccanismo di azione e la sua efficacia si sono rivelati corrispondenti a quelli
della dobutamina. Questo farmaco migliora gli indici di contrattilità cardiaca
interferendo solo minimamente con il consumo di O2, con la frequenza cardiaca e
con la pressione arteriosa. Non avendo azione dopaminergica non modifica il
flusso renale nè l'eliminazione del sodio. L'efficacia è stata dimostrata per
somministrazioni orali acute, ma va ancora vagliata la persistenza dell'azione
terapeutica nel tempo. Anche per il prenalterolo sono stati descritti incrementi
dell'attività ectopica ventricolare.
- ADRENALINA o EPINEFRINA ( usato nel trattamento dell‘
arresto cardiaco, in anestesia locale come vasocostrittore da associare ad anestetici
locali. Somministrata endovena è in grado di aumentare in misura significativa la
contrattilità e la perfomance cardiaca stimolando i recettori beta1-adrenergici;
esercitando però contemporaneamente un effetto alfa-adrenergico determina un
aumento della pressione arteriosa che può risultare utile solo quando
l'insufficienza cardiaca si accompagna a grave ipotensione, come nello shock. In
tale condizione, però, risulta più vantaggiosa la dopamina che, oltre ad aumentare
il livello della pressione arteriosa determina anche un aumento della portata
cardiaca; la noradrenalina al contrario non la modifica o addirittura ne provoca
una riduzione quando il miocardio, anche se stimolato, non è più in grado di far
fronte all'aumento delle resistenze vasali. L'adrenalina provoca facilmente aritmie
pericolose. La dose per infusione venosa continua è di 2-8 mg/min, il farmaco va
diluito in soluzione fisiologica. Particolare attenzione va posta nell'evitare l'azione
locale per uscita del liquido dalla vena, in quanto causa necrosi tissutali. Le sue
indicazioni sono attualmente limitate all'arresto cardiaco, allo shock anafilattico ed
alle crisi broncospatiche resistenti alle altre terapie.
- NORADRENALINA o NOREPINEFRINA (usato nel trattamento
dello schock cardiaco, in anestesia locale come vasocostrittore da associare ad
anestetici locali (usato come alternativa all‘adrenalina nei diabetici, xchè non
stimolando i non provoca iperglicemia)
5. ALTRI PREPARATI CARDIACI
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