I Meccanismi d' azione dei Farmaci June. 2015 | Page 201

concentrazioni non dannose per l'organismo, era in grado di distruggere i batteri che infettavano quest'ultimo senza che esso subisse dei danni. Si apriva così la strada agli studi per l'applicazione di tale sostanza nell'ambito clinico e, quindi sull'uomo. Ma l'utilizzo di tale antibiotico sull'organismo umano richiedeva di avere a disposizione notevoli quantitativi di sostanza attiva che fosse anche sufficientemente pura. Per questo, dopo la scoperta dell'enorme potere chemioterapico della penicillina, in molti laboratori della Gran Bretagna e degli Stati Uniti si intensificarono le ricerche. L'impulso a incrementare le ricerche su questo farmaco venne anche dallo scoppio di un altro conflitto mondiale. Infatti, nel 1942, vista l'immediata utilità che la penicillina poteva avere per la cura delle infezioni in guerra, due gruppi di ricercatori, uno, quello di Oxford, in cui vi erano, appunto, H.Florey, R. Robimson, W Baker e E.Chain, e uno all'Imperial College di Londra, rappresentato da I. Heilbron e A. H. Cook, ripresero le ricerche sui metodi di purificazione dell'antibiotico. A tali ricerche si interessarono anche industrie chimiche e case farmaceutiche. Tali lavori permisero, nel giro di un anno, di arrivare alla prima formula di struttura che fu proposta nel 1943, di scoprire che, sebbene sia presente una porzione centrale comune, tuttavia sono numerose le varianti di penicillina dovute alla presenza di catene laterali attaccate al nucleo comune e di precisare la struttura con la diffrazione ai raggi X. Chain e Florey, infatti, provarono che la penicillina era un composto chimico con una ben determinata struttura, la quale fu poi dimostrata attraverso le analisi cristallografiche di Dorothy