I Meccanismi d' azione dei Farmaci June. 2015 | Page 118

2.3. Effetti avversi di tipo C (effetti statistici) Dal giorno in cui è scoppiata la polemica circa l'aumentata mortalità cardiovascolare, rilevata dal rapporto dell'University Diabetes Group Diabetes Program, all'inizio degli anni settanta, in pazienti affetti da diabete mellito che utilizzavano ipoglicemizzanti orali, sono state fatte numerose connessioni fra esposizione ai farmaci e frequenza delle malattie . Un altro esempio è l'aumentata incidenza totale di malattie maligne osservate in utilizzatori di clofibrato in un grande studio multinazionale di prevenzione dell'ischemia miocardica . Tali effetti avversi di tipo C possono essere definiti come l'aumentata incidenza di una data malattia in pazienti che usano un particolare farmaco, in confronto con la frequenza (rischio relativo) nei pazienti non esposti (Tabella VIII). L'associazione è essenzialmente una sproporzione statistica. E' noto che esiste la possibilità di elementi di confusione. Confrontati con quelli di tipo B, gli effetti avversi di tipo C hanno una maggiore frequenza di fondo ed una relazione temporale meno ovvia. Inoltre, come quelli di tipo B, anche gli effetti avversi di tipo C sono spesso difficili da studiare in modelli sperimentali e, almeno all'inizio, il meccanismo è spesso sconosciuto. Successivamente il meccanismo può cominciare ad essere capito, come è accaduto, per esempio, nel caso dell'aumentato rischio di calcoli biliari o di malattia tromboembolica in donne che usavano i contraccettivi orali. In questi pazienti il coinvolgimento del farmaco spesso rimane incerto o dubbio, a causa della probabilità che sia un fatto coincidente e della mancanza di una relazione temporale indicativa. Quindi, la segnalazione spontanea è di limitata utilità per individuare e studiare gli effetti di tipo C (Tabella IX). Il monitoraggio prescrizioni/evento, d'altra parte, può essere di una certa importanza, purché la raccolta dell'evento avverso avvenga dopo il periodo di latenza e che il campione studiato sia sufficientemente grande. Sebbene gli studi di follow-up (coorte) siano in teoria il metodo di scelta per studiare un farmaco, la dimensione del campione di popolazione richiesto e la durata dello studio sollevano spesso problemi scientifici, logistici, etici e finanziari. Inoltre l'acquisizione di una popolazione di controllo idonea può essere di ostacolo. Sebbene le esperienze con studi di sorveglianza caso-controllo e casi-controllo, che impiegano database collegati, siano promettenti, gli studi degli effetti avversi di tipo C restano una delle maggiori sfide della farmacovigilanza e della farmacoepidemiologia. 3. Inefficacia terapeutica Il potere di guarigione delle medicine è limitato e spesso si trova che esse hanno efficacia insufficiente nelle malattie croniche e gravi. Spesso, ma non sempre, l'inefficacia è dose-correlata. L'inefficacia è ovviamente una risposta non intenzionale e potenzialmente dannosa, anche se forse non è un effetto avverso nel senso stretto della parola. Circa la metà delle ospedalizzazioni connesse ai medicamenti sono dovuti alla loro inefficacia . La valutazione dell'effetto, specie per i farmaci di uso cronico, è quindi senza dubbio uno dei compiti della farmacovigilanza. L'inefficacia, specie quando inaspettata, può essere secondaria ad un uso inappropriato (es. dose sbagliata, durata sbagliata o indicazione sbagliata) (Tabella X). Inoltre, l'inefficacia inaspettata può essere un importante segnale di allarme in 118