I Meccanismi d' azione dei Farmaci June. 2015 | Page 111

possa rimediare tempestivamente) Nella fase 1 si utilizzano quindi dei volontari sani che hanno però aderito alla sperimentazione con il consenso informato. Nella sperimentazione clinica vanno rispettati due principi: il primo è la dichiarazione di Helsinki che è volta a salvaguardare l‘interesse del paziente (l‘interesse del paziente è sovrano, viene prima degli interessi della scienza, cioè delle acquisizioni di conoscenza e degli interessi della società. Secondo principio fondamentale è che se si procede alla sperimentazione clinica occorre che i risultati siano interpretati in modo obbiettivo: per rendere questa sperimentazione clinica obbiettiva bisogna sottrarre tali risultati alla interpretazione soggettiva dei medici - degli sperimentatori – dei pazienti stessi. Due pietre miliari nella affermazione del principio della obbiettività della sperimentazione clinica: a)Johannes Fibiger, 1898 –siero antidifterico ai pazienti ospedalizzati a giorni alterni (il giorno intermedio serviva da controllo). b)trattamento con streptomicina della tubercolosi polmonare – Trial del Medical Reserch Council inglese, 1948: pazienti divisi a caso in due gruppi , assegnazione non palesata ai medici coinvolti nella terapia. FASE DUE: si utilizzano i malati, per esempio un farmaco antiipertensivo lo si saggia su pazienti che hanno bisogno di quella determinata terapia e lo si fa in gruppi piuttosto piccoli di pazienti, saggiando di nuovo l‘ efficacia, la tollerabilità. Si passa poi alla FASE TRE, dove più centri cooperano procedendo con il principio del doppio cieco: nè il paziente, nè lo sperimentatore conoscono il trattamento che viene somministrato. Di solito si distinguono tre gruppi: il farmaco che viene saggiato, confronto con il miglior farmaco usato per quella patologia e confronto con il placebo( eccipiente che sembra identico ai due preparati ma non contiene nessun principio attivo) e si procede con il doppio cieco. C‘è un codice che si rompe alla fine della sperimentazione, quando i risultati sono stati ottenuti in modo da consentire la obbiettività dei dati ottenuti. Sorge 1 problema etico: durante la sperimentazione clinica di fase tre un paziente che ha una determinata patologia che richiede un trattamento terapeutico potrebbe ricevere un placebo, questo problema etico si affronta con il consenso informato: lo sperimentatore spiega al paziente che durante il trial il paziente potrebbe non ricevere il principio attivo, ma soltanto il placebo; il paziente deve giungere alla decisione di sottoporsi al trial in modo libero, senza pressioni. Ciò non basta: c‘ è bisogno che la sperimentazione sia guidata da dei criteri che siano oltre che obbiettivi, anche eticamente validi, ossia non basta che il paziente sia disposto ad accettare un eventuale placebo, ci deve essere un comitato che valuti un bilanciamento corretto fra i vantaggi che ne derivano con i rischi per il paziente. Un comitato etico vaglia il protocollo di sperimentazione e ha sempre il potere di intervenire nel trial e sospenderlo o modificarlo, nel caso dovesse insorgere da un altro gruppo di ricercatori l'informazione che il farmaco che si sta sperimentando è dannoso o che è decisamente superiore. Il Comitato etico interviene, sospende il trial e salvaguarda così gli interessi del paziente, nonostante il suo precedente consenso. Altro problema è quello delle reazioni rare, si calcola che per ogni farmaco che è autorizzato nell‘impiego terapeutico nella popolazione quando l‘autorizzazione 111