I_Canti_di_Castelvecchio Canti di Castelvecchio | Page 4

ma lascia nell’ombra, alla mensa, la madre, nel tempo ch’esplora la figlia più grande che pensa guardando il mio raggio d’aurora: rapita nell’aurea mia fiamma non sente lo sguardo tuo vano; già fugge, è già, povera mamma, lontano! III Se già non la lampada io sia, che oscilla davanti a una dolce Maria, vivendo dell’umile stilla di cento capanne: raccolgo l’uguale tributo d’ulivo da tutta la villa, e il saluto del colle sassoso e del rivo sonante di canne: e incende, il mio raggio, di sera, tra l’ombra di mesta viola, nel ciglio che prega e dispera, la povera lagrima sola; e muore, nei lucidi albori, tremando, il mio pallido raggio, tra cori di vergini e fiori di maggio: IV o quella, velata, che al fianco t’addita la donna più bianca del bianco