I_Canti_di_Castelvecchio Canti di Castelvecchio | Page 5

lenzuolo, che in grembo, assopita, matura il tuo seme; o quella che irraggia una cuna - la barca che, alzando il fanal di fortuna, nel mare dell’essere varca, si dondola, e geme -; o quella che illumina tacita tombe profonde - con visi scarniti di vecchi; tenaci di vergini bionde sorrisi; tua madre!... nell’ombra senz’ore, per te, dal suo triste riposo, congiunge le mani al suo cuore già róso! - V Io sono la lampada ch’arde soave! nell’ore più sole e più tarde, nell’ombra più mesta, più grave, più buona, o fratello! Ch’io penda sul capo a fanciulla che pensa, su madre che prega, su culla che piange, su garrula mensa, su tacito avello; lontano risplende l’ardore mio casto all’errante che trita notturno, piangendo nel cuore, la pallida via della vita: s’arresta; ma vede il mio raggio,