I_Canti_di_Castelvecchio Canti di Castelvecchio | Page 3

La poesia I Io sono una lampada ch’arda soave! la lampada, forse, che guarda, pendendo alla fumida trave, la veglia che fila; e ascolta novelle e ragioni da bocche celate nell’ombra, ai cantoni, là dietro le soffici rócche che albeggiano in fila: ragioni, novelle, e saluti d’amore, all’orecchio, confusi: gli assidui bisbigli perduti nel sibilo assiduo dei fusi; le vecchie parole sentite da presso con palpiti nuovi, tra il sordo rimastico mite dei bovi: II la lampada, forse, che a cena raduna; che sboccia sul bianco, e serena su l’ampia tovaglia sta, luna su prato di neve; e arride al giocondo convito; poi cenna, d’un tratto, ad un piccolo dito, là, nero tuttor della penna che corre e che beve: