I_Canti_di_Castelvecchio Canti di Castelvecchio | Page 16

un zisteretetet di cincie, un rererere di cardellini. Giungo dove il greto s’allarga, pieno di cespugli rossi di vetrici: il mio luogo alto e segreto. Giungo: e ne suona qualche frullo, un misto di gridii, pigolii, scampanellii, che cessa a un tratto. L’hammerless m’ha visto un fringuello, che fa: Zitti! sii sii (sii sii è nella lingua dei fringuelli quello che hush o still, o Percy, in quella di mamma: zitti! tacciano i monelli)... E sento tellterelltelltelltelltell (sai? tellterelltelltelltell nella favella dei passeri vuol dire come out! fly! scappa, boy, c’è il babau!)... Dunque più nulla. Silenzio. Odo il ruscello che gorgoglia, e non altro. Il fringuello agile frulla e, lontano, finc finc... Cade una foglia... Proprio l’ultima (guardo) d’un querciolo secco! È bastato il soffio di quell’ala, è bastata la molla di quel volo: eccola giù. Mi siedo sopra il greppo. Era come una spoglia di cicala (penso), rimasta a quel non più che un ceppo: era gialla, era gracile; ma era l’ultima; che più dì, pendula, tenne...