Hegel_Elena.pdf Nov. 2014 | Page 4

che esclude sia le forme oppressive della comunità sull’individuo che l’indipendenza di ogni individuo dalla comunità; vera libertà è la possibilità di realizzare la propria volontà nella realtà politica, sociale e religiosa della comunità alla quale si appartiene. Il Cristianesimo è invece una religione privata e soggettiva, vissuta cioè, in quanto privata, in un rapporto personale tra l’individuo e Dio, ma è anche oggettiva, ossia fondata sugli scritti testamentari e su dogmi ed è tutelata e prescritta da un ceto particolare, separato dal resto dei cittadini, il clero. Le società dove domina religiosamente il cristianesimo sono comunità non organiche di persone le quali sono in modo astratto, (abstractum, tirato fuori), cioè separatamente, cittadini e religiosi. Nella Vita di Gesù (1795) Hegel ne espone la biografia - senza riferimenti all’incarnazione, ai miracoli, alla sua divinità e alla resurrezione - e l’insegnamento, considerato equivalente alla legge morale kantiana, sulla scorta della Religione entro i limiti della sola ragione di Kant. Hegel ha sostenuto che “Gesù ha essenzialmente insegnato l’imperativo categorico kantiano”: «Fate che valga per voi quel che volete che valga come legge universale fra gli uomini». Ne La positività della religione cristiana (1796) Hegel rintraccia nell’ambiente e nella cultura ebraica, incapace di cogliere la spiritualità dell’etica cristiana, legata com’è all’esteriorità del formalismo farisaico, la causa dell’involuzione della religione naturale in una religione positiva, ossia tradotta in dogmi, perché fondata sulla rivelazione divina e sulla struttura autoritaria della Chiesa. Ebreo che si rivolge agli ebrei, Gesù è costretto a presentarsi come Messia, a fondare il cristianesimo sulla rivelazione di Dio, a operare miracoli, a istituire un sacerdozio che ne conservi l’insegnamento, negando la libertà di pensiero: in questo modo la ragione diviene passiva e non legislativa. Se nel popolo ebraico a predominare è lo spirito di separatezza – in quanto popolo eletto opposto agli altri popoli, che vive in una natura che si contrappone ostilmente all’uomo, diversamente da quello greco - esso è un popolo infelice, che non vivendo l’armonia di una religione popolare, vive una coscienza infelice, caratterizzata dall’alienazione, dalla separazione tra sé e Dio. Però Cristo si è anche contrapposto al kantismo e all’ebraismo, predicando non tanto il rispetto della legge, ma l’amore. Smentendo quanto sostenuto negli scritti precedenti - del resto non destinati alla pubblicazione - ne Lo spirito del cristianesimo e il suo destino (1799) Hegel afferma la superiorità della legge morale di Gesù sulla legge kantiana del dovere, vista come un’etica ebraica interiorizzata. L’amore è superiore al dovere perché “nell’amore viene meno ogni pensiero di dovere”, il comportamento che ha come base l’amore non è più uniformato all’ubbidienza a una legge. Come l’incarnazione di Cristo è il congiungimento di umano e divino, di naturale e soprannaturale, così l’amore è la conciliazione di ciò che è separato, è l’unità degli uomini ottenuta non naturalmente, ma dopo l’esperienza della separazione. L’ultimo degli scritti teologici è il Frammento di sistema (1800), composto avendo presente i Discorsi di Friedrich Schleiermacher, nei quali la religione è il sentimento di compenetrazione di finito e infinito, unione mistica di umano e divino. Ma qui il finito e l’infinito sono intesi come termini assolutamente separati, distinti, senza alcuna