questo scorrere del tempo, egli si è occupato esplicitamente - come lui dice – “di moderne manie, specialmente della
pedagogia”. Potrebbe essere perciò interessante capire perché Hegel abbia rifiutato così chiaramente i nuovi metodi di
insegnamento per la lezione di filosofia. Si deve dedurre, da questa avversione nei confronti dei moderni pedagoghi,
che erano scesi in campo contro le scuole tradizionali degli studiosi latini, che Hegel sia ancora un sostenitore del
vecchio modo di studiare sgobbando?
Per esaminare questa questione dobbiamo un po’ richiamarci alla mente la pedagogia criticata da Hegel. Secondo la
valutazione della critica hegeliana, è da notare che certi teoremi filosofici, che gli studenti di Hegel devono
apprendere, hanno per oggetto, al tempo stesso, “l’apprendimento e la formazione della coscienza”. Ciò ha indotto
alcuni interpreti a commentare la teoria e la didattica della formazione di Hegel con l’aiuto della Fenomenologia dello
Spirito o della Logica, un procedimento che, per lo più, si esaurisce semplicemente nella risposta alla filosofia
hegeliana, senza fornire realmente qualche contributo al problema della sua mediazione didattica. Mi concentro,
perciò, su certi scritti, nei quali Hegel esplicita interrogativi pedagogici e didattici, come nello scambio epistolare con
Niethammer, in pareri sulla lezione di filosofia o nei suoi discorsi ginnasiali.
Hegel - come menzionato - ha redatto il ‘parere’ sulla lezione di filosofia per Niethammer, col quale era in rapporti di
amicizia e che, come autore di un nuovo piano di studi per la Baviera, aveva esortato Hegel ad “adattare la sua filosofia alla
lezione di ginnasio”. Niethammer si era fatto un nome al di là dei confini della Baviera, intervenendo, col suo scritto
programmatico “La disputa tra filantropia e umanesimo nella teoria dell’educazione del nostro tempo”, nelle discussioni su una
nuova pedagogia.
La filantropia può essere vista come tentativo di verificare le idee dell’Illuminismo, anche se non nell’immediato
ambito della politica, tuttavia almeno nel campo dell’educazione in Germania. Questo movimento, portato avanti
dalla borghesia, culminò nei piani per una educazione nazionale che l’unificazione di uno stato autonomo ed
antifeudale doveva promuovere. Al momento i Filantropi avevano scopi rigorosamente pratici. I ragazzi dovevano
essere formati per l’esercizio delle professioni borghesi nel commercio e nell’industria, e necessitavano, per questo,
non tanto di latino e di greco, quanto di conoscenze delle cosiddette scienze positive, come le scienze naturali, la
matematica e le lingue moderne, che, nelle scuole di scienze positive, recentemente istituite, si cominciavano ad
insegnare in maniera intensiva. In Baviera si cominciò relativamente tardi a concretizzare questi concetti in tipologie
scolastiche ed in piani di studi unitari.
Lo scritto di Niethammer si trovò proprio in questo contesto, ed aiutò probabilmente a predisporre le particolari
tipologie scolastiche del 1808. Di ciò egli si intendeva, quale rappresentante dei cosiddetti nuovi umanisti, che vollero il
ginnasio orientato soprattutto alla formazione di impiegati ed insegnanti universitari. Perciò Niethammer non fu un
contestatore totale dei Filantropi, come apparve a molti, ma si impegnò a conciliare le posizioni inizialmente
contrapposte. È vero che difese la differenziazione del sistema formativo e un maggiore insegnamento delle lingue
antiche, ma tentò, d’altro canto, di promuovere la moderna lezione divulgativa. Su tali quesiti di politica scolastica,
Hegel era della stessa opinione di Niethammer. Anche egli difese il mantenimento delle lingue antiche nel ginnasio e
guardò con sospetto al Reale Istituto di Norimberga, tuttavia sostenne ugualmente, nell’ambito di distinti percorsi
formativi nel proprio ginnasio, gli studi matematici e delle scienze naturali, come per esempio. la lezione di fisica
sperimentale.
Rispetto a questo sfondo politico-culturale l’atteggiamento di Hegel nei confronti dei moderni metodi didattici del
suo tempo, diviene appena comprensibile. Quando Hegel, nel suo parere per Niethammer, spiega la sua lezione di
filosofia, si volge anche contro i Filantropi, soprattutto contro la Kampe’s Psychologie für Kinder. Questo scritto fu
rappresentativo di questo indirizzo pedagogico, in quanto la psicologia divenne qui oggetto di insegnamento didattico
e, al tempo stesso, principio metodico dell’istruzione. Partendo dalla psicologia della capacità di Wolf e dalla psicologia
dell’esperienza di Locke, Campe sostenne che l’educatore deve risvegliare rispettivamente la propria forza intellettuale e
la capacità di comprensione dei bambini, e stimolarli al pensiero autonomo. Egli procedette in questo modo,
esemplarmente, nella “Piccola psicologia per ragazzi”, citata da Hegel (1796), in cui si comincia con racconti ed
illustrazioni ed i ragazzi vengono sollecitati con l’aiuto di dialoghi a trarre conclusioni autonomamente. Sui vantaggi
di questo procedimento erano d’accordo i maggiori pedagogisti del tempo, sia Campe a Brunswick, sia Pestalozzi in
Svizzera, sia Basedow quale fondatore della nota scuola sperimentale di Dessau, sia, in Baviera, l’ispattore Stephani,
non molto benvisto da Hegel. Anche l’amico di Hegel, Niethammer elevò l’opinione ed il pensiero autonomo a suo
principio didattico.
L’introduzione dei nuovi metodi didattici non si limitava solo alla lezione di filosofia che anzi, sulle prime, appariva
confusa nell’analisi tradizionale degli studiosi. I testi didattici allora utilizzati, che vengono menzionati da Hegel,
possono dimostrarlo, come il “Sistema della logica : un manuale per insegnanti” di Fries, la “Logica e metafisica” di
Feder o il “Libro di testo della psicologia” di Carus. Così, ad esempio, possiamo leggere in Fries sul procedimento
didattico : “Diviene dunque regola fondamentale di ogni lezione di filosofia il fatto che si possa insegnare non la filosofia, ma solo il
filosofare, che ha luogo solo un’istruzione rivolta all’intelletto che ragiona autonomamente su come si possa ideare la stessa