filosofia e/o Etica che si orientano, attraverso un’articolazione quasi sempre semestrale, in: Logica, Antropologia,
Etica, Filosofia della Religione, Filosofia sociale, Teoria della conoscenza, Metafisica.
Anche l’aspetto di contenuto e metodo variano a seconda del Land, pur prediligendo il lavoro sui testi, nella direzione
di una propedeutica filosofica di matrice hegeliana (a partire, questa, dalla Riforma di von Humboldt del 1806,
quando Hegel richiamò l’attenzione del governo prussiano sulla necessità dell’istruzione filosofica della gioventù non
attraverso la ‘Storia della filosofia’, ma piuttosto come una ‘propedeutica’ che si basasse principalmente sulla Logica,
sulle Scienze dell’antichità e sulla Religione) e la discussione in classe.
Poi, però, nel corso delle diverse riforme, la filosofia diventò materia facoltativa, mentre al suo posto fu la religione
ad essere obbligatoria. La sua reintroduzione come filosofia/etica nella scuola superiore fu decisa dunque negli anni
‘70 per compensare o sostituire l’insegnamento della religione, non più obbligatoria da quando anche la Germania ha
dovuto tener conto dell’alto numero di stranieri presenti sul suolo tedesco e quindi di alunni di etnie e confessioni
religiose diverse iscritti nelle scuole del Paese, e per esercitare una funzione stabilizzatrice di una base generale di valori
comuni in una società sempre più eterogenea. Malgrado la non obbligatorietà della disciplina e la libertà di movimento
di ogni Land, sono tuttavia rinvenibili delle indicazioni programmatiche generali, che unificano i piani di studio dei singoli
Länder, che essenzialmente seguono le quattro questioni della filosofia di Kant: gnoseologia, etica, religione e teoria
della società, antropologia. Le raccomandazioni contenutistiche quindi per la strutturazione dell’insegnamento della
filosofia non seguono le epoche specifiche della storia della filosofia, ma seguono ‘punti di vista’ sistematici, e base di
partenza comune della lezione è sempre un problema legato alla vita quotidiana degli studenti, per condurli, con
l’aiuto delle idee della tradizione filosofica, ad una riflessione autonoma e profonda sull’esistenza”9.
E quasi come introduzione al significato che Hegel dà all’insegnamento della filosofia rivolto ai
giovani, riportiamo questa sua frase:
“Il lavoro teorico, me ne convinco ogni giorno di più, produce nel mondo di più di quello pratico; non appena il regno
della rappresentazione è rivoluzionato, la realtà effettuale non regge più” (trad. ital. da: Hegel, Epistolario, a cura di
Paolo Manganaro, Napoli, Guida Editori 1983, vol. I, p.375). La citazione hegeliana si riferisce ad una
delle lettere che scrisse a Niethammer10 e che può essere considerata quasi una ‘sintesi’ della filosofia
hegeliana.
Gli anni giovanili, dunque, si sono ormai conclusi per Hegel, il teologo è ormai orientato verso la
filosofia e si apre per lui anche il mondo dell’insegnamento pubblico, che lo porterà a diventare
consigliere ufficiale della Riforma scolastica e universitaria tedesca ad opera di von Humboldt del
1806, nella quale occasione egli richiamò l’attenzione del governo prussiano sulla necessità dell’istruzione
filosofica della gioventù non attraverso la ‘Storia della filosofia’, ma piuttosto come una ‘propedeutica’
che si basasse principalmente sulla Logica, sulle Scienze dell’antichità e sulla Religione e nel 1808 a
ricoprire la carica di Rettore del Ginnasio di Norimberga, dove resterà per qualche anno.
Il contesto dell’affermazione hegeliana è dunque quello informale di una lettera a Niethammer. Si tratta
di uno scritto carico di riconoscenza e di entusiasmo da parte di Hegel che ha ricevuto dall’amico la
conferma del suo incarico quale rettore dell’Aegydiumgymnasium di Norimberga, incarico procuratogli
dallo stesso Niethammer. Hegel, oltre a ringraziare implicitamente Niethammer per il prezioso
interessamento, manifesta da subito alcune idee sulla sua futura attività. In questa cornice, egli inserisce
la famosa riflessione sull’importanza del “lavoro teorico”.
La lettura del testo hegeliano può a prima vista incoraggiare il luogo comune di tanta deteriore
letteratura marxista “sull’inguaribile idealismo” del filosofo di Stoccarda. Ma si tratterebbe di una
interpretazione riduttiva. In realtà le poche righe citate contengono in nuce una chiara anticipazione
della tesi gramsciana dell’egemonia, mettendo giustamente l’accento sul ruolo indispensabile della
“presa di coscienza” per l’avvio e l’inevitabile concretizzazione del cambiamento sociale rivoluzionario:
nessun cambiamento nella struttura della morta positività della realtà esistente sarebbe possibile senza
una ‘rivoluzione’ nella maniera di rappresentarsi tale realtà col pensiero.
L’analisi storica può essere utilizzata per comprovare quanto affermato da Hegel. Ad esempio l’istituto
della schiavitù ereditato dal Mondo Antico è scomparso man mano che nel corso dei secoli l’essere
umano ha compreso che ‘il concetto’ di umanità in quanto tale include in se stesso ‘la nozione’ di libertà.
La schiavitù - che per ragioni di natura socio-economica o politica continua a persistere sotto forme
La citazione riguarda un mio articolo scritto su richiesta della Revista philosophica portoghese nel mese di gennaio 2012,
relativo al tema dell’insegnamento della filosofia nella scuola superiore italiana a confronto con altre realtà scolastiche
europee e latino-americane, tra cui anche la scuola tedesca.
10
Lettera di Hegel a Niethammer del 28.10.1808 – Briefe von und an Hegel – a cura di Johannes Hoffmeister, Hamburg, Felix
Meiner Verlag, 1952, vol. I, p. 253
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