potesse agire, all’interno di questo patto, seguendo la sua libertà, anche se di coscienza, fin qui, dice
Hegel, non ci sarebbe nulla da eccepire al comportamento della chiesa. Ma il fatto stesso che il
battesimo sia dato a un neonato, incapace di scegliere da solo la via migliore per la sua vita spirituale,
dimostra il fatto che la chiesa impegna ed obbliga i suoi membri più anziani, ossia coloro che in essa sono
già entrati, a costringere, attraverso un certo tipo di educazione, anche il neonato, futuro nuovo
cittadino, a rimanervi e alle condizioni da essa prescritte.
Non soddisfatta poi dal puro diritto ecclesiastico, continua Hegel, la chiesa si è legata ancora di più
con lo stato, dal cui legame è nato un “diritto ecclesiastico misto” e sono pochi, ormai, gli stati in cui il
diritto civile è rimasto puro, senza commistioni con quello religioso.
Poi però, molto presto, da questa fusione di poteri e da questa pretesa della chiesa di ingerenze nel
diritto dello stato, sono sorti, inevitabili, i conflitti. La chiesa infatti pretende di avere proprietà e
possedimenti propri, pretende di gestire anche la vita civile e di imporre ad essa norme di
comportamento, detta regole da seguire. E lo stato civile, che di per sé “non dovrebbe avere alcuna fede”,
spesso invece si sottomette a quella della ‘chiesa dominante’, sopprimendo anche altri culti minori o
rendendo difficile la loro convivenza col culto principale. I seguaci di altre dottrine vengono infatti
soppressi senza scrupoli e l’intolleranza della chiesa dominante giunge al massimo livello. Con tutto
ciò, la chiesa però si corrompe, perde il suo carattere di guida spirituale, non è più una ecclesia di fedeli,
uniti solo nel nome della fede, ma diviene a tutti gli effetti un’istituzione che non esita a ricorrere anche
ad atti violenti pur di mantenere il proprio potere che di spirituale non ha più nulla ed è ormai
divenuto un potere temporale, \