Questa prima arditissima riflessione sul processo di unificazione di polarità separate di carattere ancora
teologico eppure già filosofico, trova una provvisoria conclusione proprio nel Frammento riportato,
che concluse il periodo di permanenza di Hegel a Francoforte.
In questo scritto Hegel ha dunque asserito l’esistenza di una vita indivisa, rispetto alla quale i singoli
viventi sono una molteplicità di estrinsecazioni finite, così come ce le presenta la riflessione sulle cose.
Ma la religione cristiana riporta il finito all’infinito, che essa chiama Dio, che un filosofo potrebbe
chiamare Spirito, intendendolo come “unione dell’unione e della non-unione”.
Ritroviamo qui riproposto lo schema dialettico, cioè il procedimento che muove dalla riflessione come
momento del pensiero che spezza l’unità originaria, attraverso l’intelletto separante capace di
comprendere i fenomeni, come mostrato da Kant. Ma la separazione intellettuale centrata sulla sola
realtà fenomenica e non sull’intero processo è proprio ciò che la filosofia deve superare, attraverso lo
Spirito, ritrovando l’unione dell’unione e della non-unione, cioè l’unità con il molteplice.
Ne “Lo spirito del cristianesimo e il suo destino” Hegel individua nell’amore (inteso come amore di
Dio, in senso oggettivo e soggettivo) l’essenza della religione cristiana e il sentimento in grado di
operare la conciliazione degli opposti nell’unità dialettica; ma ritiene inevitabile il superamento di questa
religione in quanto immersa in una insanabile contraddizione; infatti il Cristianesimo non può evitare di
mondanizzarsi, di divenire religione positiva e reincontrare così il mortuum e il proprio destino.
Con la Fenomenologia il Liebe viene sostituito dalla ragione dialettica. La dialettica dello spirito
desiderante però non scompare, ma rientra come parte, per quanto fondamentale, di quella dello spirito
conoscente: la dinamica di Begierde e Anerkennung realizza la trasformazione del desiderio in ‘desiderio di
riconoscimento’. Infatti, la spinta propulsiva che caratterizza il luogo antropogenico del pensiero hegeliano
risiede nel desiderio di ‘altro-da-sé’, che è tutt’uno con lo stesso desiderio di sé (della pienezza del
proprio sé), che è tutt’uno con Eros, in quanto il Selbst dell’autocoscienza si trova costitutivamente in
uno stato di desiderio sempre inappagato.
Persiste comunque anche in opere più mature di Hegel l’idea romantica: “l’amore esprime in generale la
coscienza della mia unità con un altro” (Filosofia del diritto. par. 158, aggiunta); “la vera essenza dell’amore consiste
nell’abbandonare la coscienza di sé nell’obliarsi in un altro se stesso e tuttavia nel ritrovarsi e possedersi veramente in
quest’oblio” (Lezioni di estetica, ed. Glockner II p.149, pp.178-79). Più interessante quanto si trova in
Lezioni sulla filosofia della religione (ed. Glockner II p.304): Dio è l’amore-morte, è la morte come culmine
dell’amore e l’amore come coincidenza dialettica degli inconciliabili (vita e morte, umano e divino).
Ritorna l’idea cristiana della croce come luogo in cui la morte si coniuga con l’amore.
Religione del popolo versus religione privata
“La religione è una delle questioni p