divinità ha operato, ha creato. Ma questo unificato è solo un punto, un germe: gli amanti non gli
possono partecipare nulla, sì che si ritrovi in lui un molteplice; infatti nell’unificazione non si è
lavorato su un opposto, essa è pura da ogni separazione; tutto ciò per cui un molteplice può essere,
può avere un’esistenza, il neo-generato deve averlo condotto a sé, opposto e unificato. Il germe si dà
sempre più all’opposizione ed incomincia a svilupparsi; ogni grado del suo sviluppo è una separazione
per riguadagnare l’intera ricchezza della vita. Così si danno ora: l’unico, i separati e il riunificato. Gli
unificati si separano di nuovo, ma nel figlio l’unificazione stessa è divenuta inseparata.
Questa unificazione dell’amore è sì completa, ma può esserlo unicamente in quanto il separato è
opposto in tal modo che l’uno è l’amante e l’altro è l’amato e che quindi ogni separato è un organo del
vivente. Ma oltre a ciò gli amanti sono ancora legati con molti elementi morti; a ciascuno appartengono
molte cose, cioè ciascuno è in relazione con opposti che anche per colui che vi si rapporta sono
ancora opposti, ancora oggetti; così gli amanti sono ancora capaci di una molteplice opposizione nel
loro molteplice acquisto e possesso di proprietà e diritti. Ciò che è morto ed è in potere dell’uno è
opposto ad entrambi e l’unificazione sembra poter aver luogo solo se quel che è morto cade sotto il
dominio di entrambi. L’amante che vede l’altro in possesso di una proprietà non può non sentire
nell’altro questa voluta particolarità; né egli può da sé togliere l’esclusivo dominio dell’altro, perché ciò
sarebbe di nuovo un’opposizione contro la potenza dell’altro, non potendovi essere altra relazione
all’oggetto all’infuori della padronanza di esso; egli contrapporrebbe al dominio dell’altro una
padronanza e toglierebbe una relazione dell’altro, l’esclusione di tutti gli altri. Giacché il possesso e la
propriet