giuridico”. L’accettazione della pena è il grande mistero attraverso cui la vita rinnova la propria vitalità,
la propria unità e armonia.
Ci sono innumerevoli ferite nella nostra vita: il destino, che spesso è doloroso, ci impone delle
limitazioni, delle privazioni, ci costringe ad accettarle, e a esercitare così una facoltà propria dello
spirito, della nostra eticità, o dell’uomo in quanto tale. Rimane un mistero insondabile che uomini
colpiti da una enorme condanna, non in senso solo giuridico ma soprattutto fisico o psicologico,
riescano a sopravvivere e a condurre nonostante tutto una vita degna di questo nome, accettando i
limiti imposti dalla propria dolorosa condizione. Ecco che cosa intendeva Hegel, affermando che le
ferite dello spirito non lasciano piaghe e guariscono totalmente. Ma c’è di più: tutto ciò si riferisce
anche all’esperienza dell’amore. Cerchiamo per esempio di pensare che le ferite non sono solo lesioni, che
le limitazioni che il destino ci impone sono al tempo stesso una grande opportunità che la vita ci offre
e della quale noi possiamo farci carico, allo stesso modo in cui l’uomo, proprio attraverso il dono di sé
nell’amore, guadagna una dimensione di vita ancora più autentica e più concreta.
L’amore, qualsiasi forma di amore, trasfigura la realtà e ci fa apparire il mondo sotto una luce nuova e
con un aspetto differente. Questo è il messaggio cristiano dell’amore: il mondo trasfigurato, risanato,
quel mondo che noi riconosciamo come nostro: è la vita stessa che ci invita a riflettere su queste
questioni, anche quando si tratta di accettare la morte. Tutte le grandi religioni universali hanno
sempre cercato di affrontare l’enigma della morte, ma forse il Cristianesimo è quella che ha dato la
risposta più profonda a questo mistero, annunciando che possiamo portare il fardello che la natura ci
ha imposto, fino all’agonia, fino alla lotta con la morte, aggrappandoci a quella impetuosa volontà di
vivere che ebbe anche Gesù – come raccontano i Vangeli – quando accettò di morire sulla croce.
La dialettica hegeliana sicuramente si sviluppò, per come la intendiamo noi dalla Fenomenologia in
poi, in un momento successivo; tuttavia essa poggia su questo sfondo vitalistico tale per cui il pensiero
stesso possiede la forza di superare le contraddizioni e quindi di accrescersi, di perfezionarsi, di
concretizzarsi e di realizzarsi sempre di più.
Questo è il cammino spirituale che noi tutti in fondo percorriamo nel corso della nostra storia e della
nostra esperienza personale. Questa è la ricchezza di cui ci ricompensa la vita, malgrado tutte le sue
difficoltà. Forse, sulla scia suggerita dal giovane Hegel nella sua trascrizione “ filosofica” della Trinità, il
vero compito della vita umana consiste nella perenne ricostruzione della propria continuità.
La vita è sempre un ritorno a sé dopo tutte le alienazioni e tutte le offese. E noi abbiamo la capacità di
condurre la nostra esistenza. L’espressione tedesca Lebensführung, “condotta di vita”, significa proprio
questo: anche se non sappiamo in anticipo dove essa ci conduce, accade però che tutte le nostre
esperienze confluiscano a plasmare non solo il nostro destino e i nostri limiti, ma anche quelle
inalienabili libertà, quell’apertura verso il bene, il vero e il bello, che sanno guidare il nostro destino
personale, con nuovi stimoli e nuove prospettive, verso un futuro migliore.
Il messaggio giovanile di Hegel forse esso può essere accolto anche in questo nostro mondo, afflitto
da tante alienazioni e dal senso di straniamento che l’uomo moderno vive in una grande città,
dominata dal rumore, dalla solitudine, dalla fretta, dall’incomunicabilità; anche questo mondo
metropolitano e industrializzato ha tali possibilità di realizzazione, grazie alle risorse spirituali che la
vita comunque possiede.
I.2: leggiamo insieme i testi: passi significativi dagli Scritti teologici giovanili
L’Amore
“Unificazione vera, amore vero e proprio, ha luogo solo fra viventi che sono uguali in potenza, e che
quindi sono viventi l’uno per l’altro nel modo più completo, e per nessun lato l’uno è morto rispetto
all’altro. L’amore esclude ogni opposizione; esso non è intelletto le cui relazioni lasciano sempre il
molteplice come molteplice e la cui stessa unità sono le opposizioni; esso non è ragione che oppone
assolutamente al determinato il suo determinare; non è nulla di limitante, nulla di limitato, nulla di
finito. L’amore è un sentimento, ma non un sentimento singolo: dal sentimento singolo, poiché è solo vita
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