Grande Cucina Settembre/Ottobre 2019 | Page 81

«Adesso il pregiudizio è diminuito, ma quan- do ho cominciato a lavorare mi è capitato di subire mobbing per via dei miei tatuaggi» rac- conta Misha Sukyas, chef milanese che vanta diversi tatuaggi sul corpo. «Una volta la classe dirigente era più bigotta e chiusa, ora invece ha la mia età e quella visione stantia non le appartiene più: si tende a giudicare il prodot- to finale, indipendentemente da chi lo crea e dal suo aspetto». Gli fa eco Eugenio Roncoroni, chef e patron del gruppo milanese Al Mercato, che comprende Ristorante gastronomico, Burger Bar e Noodle Bar: «parecchia della mia vita professionale si è svolta in California, dove la mentalità è più libera e aperta; tornato in Italia avevo già una levatura che mi ha permesso di superare i tabù ancora presenti. Ai ragazzi giovani direi però di non avere fretta: il tatuaggio è sì stato sdoga- nato, ma in strutture come gli stellati o i gran- di hotel permane un rigore ‘fisico’ che a mio parere è giusto preservare. Tatuarsi le mani o il viso per un vezzo personale, senza un pen- siero retrostante o un curriculum ben definito potrebbe sia creare problemi sia vanificare gli SIMBOLOGIA La chef Marianna Vitale sfoggia sul braccio un sacro cuore ‘avvolto’ dal tentacolo di un polpo, a rappresentare un ringraziamento alla vita e la sua passione per la cucina e per il mare. A destra, un dettaglio dei tatuaggi di Diego Rossi 79