Grande Cucina Settembre/Ottobre 2019 | Page 49

e simboli della classicità delle grandi tavole: dalla tovaglia, lunga e candida, alle cloche, alla cocotte per le cotture. Uno chef in Valle d’Aosta La Regione in cui Griffa ha scelto di lavorare è uno di quegli ambienti che rappresentano qualcosa di più di una semplice cornice naturale gradevole e pitto- resca. I radicali cambiamenti tra estate e inverno sono determinanti sull’aspetto di montagne, vallate, foreste; anche l’esistenza quotidiana di un hotel di assoluto comfort e del suo ristorante non sono esen- ti da questa influenza. Al Petit Royal la cesura tra le stagioni è netta: l’alta stagione invernale da una parte e una calma relativa d’estate dall’altra. La cuci- na d’inverno diventa più classica, ricca e di matrice francese, racconta lo chef: è più difficile reperire le materie prime vegetali, sono pochi gli allevamenti e la cacciagione la fa da padrone. L’estate invece è un’esplosione di colori e di profumi, la preferita di Paolo: appassionato di erbe spontanee (l’aglio orsi- no è un suo pallino) d’estate trova clima e fioriture che assecondano la passione di raccoglierle e uti- lizzarle, nel rispetto dei rigorosi disciplinari della forestale e con il desiderio di riuscire a creare un proprio spazio di erbe aromatiche. In Valle D’Aosta, dai 2000 metri fino alla bassa valle, la biodiversità è pressoché infinita, una Regione che solo di pa- tate offre circa 80 varietà. Un patrimonio naturale che Paolo non immaginava all’inizio e di cui si sta IN ALTA QUOTA Due ritratti di Paolo Griffa in cucina e uno dei tavoli affacciati sulle Alpi 47