GRANDE CUCINA 02-2025 | Page 96

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LA LEZIONE DI TIRELLI: PER ARRIVARE IN ALTO NON BISOGNA SMETTERE DI STUDIARE

96 di Maria Greco Naccarato
VINCENZO TIRELLI È UN NOME CHE POCHI CONOSCONO E INVECE È FORSE UNA DELLE PIÙ BELLE STORIE DI SUCCESSO QUI A PARIGI PER QUESTO RAGAZZO ITALIANO CHE OGGI GUIDA LA BRIGATA ALLÉNO PARIS, PAVILLON LEDOYEN PER LO CHEF YANNICK ALLENO, 3 STELLE MICHELIN importanza della formazione

L’

Un destino scritto dalla curiosità di un ragazzo nato a Mugnano del Cardinale( AV) verso la creazione del gusto. Se in passato su queste pagine avevamo parlato dell’ importanza di trovare in questo mestiere i maestri giusti, ascoltando Vincenzo ci accorgiamo che altrettanto determinante per riuscire è essere un allievo attento e determinato. « A 18 anni ho avuto la possibilità dopo la scuola di andare all’ estero per uno stage in un ristorante stellato di proprietà italiana a Mulhouse e per la prima volta mi sono accostato alla cucina gastronomica francese. A scuola mi sono sempre impegnato al massimo, non per essere il primo della classe, ma perché volevo capire, essere preparato, migliorarmi. Sono rimasto 3 anni a Mulhouse in Alsazia e ho continuato a studiare ».
Dare il giusto peso al tempo Dopo un passaggio alla Pergola, Vincenzo
torna a Parigi nella brigata di Nicolas Sale per l’ apertura del Ritz, dove incontra Diane, sua moglie, che lo ha sempre sostenuto nelle scelte e aiutato ad andare avanti. « All’ epoca abitavo da un amico che lavorava con Yannick Alleno e quando mi parlava di quello che faceva, rimanevo affascinato dal lavoro costante di ricerca che ogni nuovo piatto comportava: andare sempre al di là, spingere al massimo le nostre conoscenze, il potenziale dell’ ingrediente, ma anche del produttore. Ho mandato il curriculum. Sono entrato come commis ed è giusto che sia stato così. Quando si entra in una maison importante con una linea direttrice così chiara, bisogna darsi del tempo per assorbire e capirne tutte le sfaccettature. Il DNA del luogo ha bisogno di tempo per essere assorbito ». 
 Vincenzo non si pronuncia, ma certamente qui a Parigi si vedono nei curriculum passaggi un po’ troppo veloci nei ristoranti“ giusti”. Solo per