GRANDE CUCINA 02-2024 | Page 37

37 ono un cuoco pomodoroso » dice di sé Andrea Aprea . Definizione inusuale e rivelatrice . Inusuale perché abitualmente i

« S cuochi si raccontano per ispirazioni gastronomiche : contemporaneo , tradizionale , avanguardista , visionario e così via . Difficile che utilizzino un ingrediente come calco per la propria identità culinaria . E rivelatrice , certo : dove a rivelarsi è il primato assoluto della materia prima - nello specifico , il pomodoro - come centro nevralgico di pensieri e sperimentazioni . Del resto , il pomodoro è un ’ obbligata traccia genetica nel sangue di ogni napoletano . Poco conta che non si tratti di ingrediente figlio del Vesuvio . Così come per il caffè , il pomodoro a Napoli è stato accolto ed educato come un cucciolo arrivato in famiglia , dandogli tutta l ’ attenzione di cui aveva bisogno , fino a sentirlo come proprio , con tanto di firma autografa : pomodoro napoletano . Aprea è napoletano doc e figlio d ’ arte . Soprattutto , è cresciuto con le stimmate della tradizione culinaria campana , a cominciare dalla preparazione della salsa . « Ero ragazzino e i giorni successivi alla raccolta dei pomodori si segnavano sul calendario . Ci si ritrovava nel cortile comune delle ‘ cortine ’, i casolari abitati da gruppi di famiglie . Mia nonna era tra questi . Non c ’ era scampo . Il mare , i giochi , la libertà dell ’ estate , tutto sospeso e rinviato . Gli adulti assegnavano compiti e divieti : chi lavava le bottiglie e chi girava la manovella ... Vietato avvicinarsi ai fuochi . Mamma mia , che caldo faceva ! Però eravamo