@ A . Prochietto
Federica Boffa Pio e Cesare Benvenuto Pio
Che bello viaggiare e provare abbinamenti inconsueti . Come un Barolo con l ’ anatra laccata
87 circa per vedere sugli scaffali la loro versione di un vino che si sta rapidamente imponendo tra i bianchi italiani più interessanti : Pio Cesare prevede infatti un affinamento di più di un anno sui lieviti e un ’ ulteriore evoluzione in bottiglia . Pur giovanissima , dal suo osservatorio Federica ha già visto cambiare qualcosa tra i consumatori : « Tra i giovani vedo molta attenzione alla forma fisica che porta a bere meno , ma meglio . Sicuramente , sono molto attratti dalla mixology ; forse il vino è un piacere che arriva più tardi , diciamo intorno ai trent ’ anni ». E nota anche più leggerezza nell ’ approcciarsi a certe bottiglie : « Si vogliono stappare vini senza aspettare dieci o quindici anni . Ed è possibile perché - l ’ unica cosa in cui il cambiamento climatico non ci danneggia – oggi vendemmiamo grappoli perfettamente maturi e lavoriamo con tempi di macerazioni e affinamento ridotti , per apprezzare il lato più morbido del nebbiolo . Una leggerezza che tocca anche gli abbinamenti : non si attende più il piatto perfetto per aprire la bottiglia , la si degusta quando se ne ha voglia ». Seguendo la lezione che ha appreso dal padre : « Sosteneva che per apprezzare il Barolo bastasse un crostino di pane , un goccio d ’ olio , una scaglia di parmigiano . Tutto eccellente , però : la qualità della semplicità . Io invece , che viaggio moltissimo per lavoro , sono sorpresa dalla duttilità dei nostri vini insieme alla cucina asiatica . Non dimenticherò mai il Barolo insieme all ’ anatra laccata , ma anche ai più semplici dumplings . Ho imparato a non peccare di tradizionalismo e presunzione e ad aprirmi a nuove contaminazioni ». Anche nel rapporto con gli chef . Molto attenti alla distribuzione , lavorano con una rete di agenti che crea un rapporto quasi a tu per tu con ristoranti di altissima qualità , spesso scelti per presentare le nuove annate o celebrare gli anniversari : il prossimo sarà dedicato al trentennale del Barbaresco Bricco di Treiso . Ma c ’ è un posto del cuore che lega tutta la famiglia : la Ciau del Tornavento , storico ristorante poco distante dal Bricco di Treiso , impreziosito da una spettacolare cantina sotterranea , dal 1997 li ha visti festeggiare le tappe private e lavorative più importanti . E dove il nebbiolo di famiglia torna a casa con gli abbinamenti più classici del Piemonte , tra i ravioli del plin , gli agnolotti e l ’ uovo in cocotte con tartufo bianco , una delle firme dello chef .